Messico, condannata per aver ucciso il suo stupratore: il caso Roxana Ruiz

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Una ragazza di 23 anni dovrà scontare sei anni e due mesi di carcere per 'eccesso di legittima difesa', per aver ucciso l'uomo che l'aveva stuprata e minacciata di morte. Insorgono le associazioni per i diritti delle donne

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"In Messico il prezzo per non lasciarsi stuprare e uccidere è il carcere". È diventata un caso in Messico la condanna di una ragazza, Roxana Ruiz di 23 anni, a sei anni e due mesi di carcere per 'eccesso di legittima difesa', per aver ucciso l'uomo che l'aveva stuprata e minacciata di morte a Ciudad Nezahualcoyotl. Il caso diventato emblematico delle forti contraddizioni del sistema messicano sta suscitando dibattiti e polemiche legate soprattutto al ruolo della giustizia nella lotta alla violenza di genere, una piaga profonda in un Paese dove vengono assassinate 11 donne al giorno. "Ha minacciato di uccidermi. Era la mia vita o la sua", ha spiegato in un'intervista a El Pais la ragazza che è stata condannata al massimo della pena prevista, ma fino a quando la sentenza non avrà passato tutti i gradi di giudizio non dovrà andare in carcere. E i suoi avvocati promettono battaglia per evitare che la loro assistita, una venditrice ambulante di patatine fritte, diventata mamma a 14 anni e vittima di violenze fin dall'infanzia, venga rinchiusa di nuovo, dopo aver già scontato nove mesi di custodia cautelare.

In Messico 3.754 donne uccise in un anno

Al fianco di Roxana Ruiz si sono schierate le associazioni messicane di difesa dei diritti delle donne, che ricordano i dati nazionali del 2022, con 3.754 donne assassinate in dodici mesi, per una media di 11 al giorno. Solo un terzo di questi casi, 947 (il 33,7%), sono stati classificati come femminicidio. Gli altri 2.802 sono stati catalogati come omicidi volontari. In particolare, l'episodio di Roxana Ruiz, è avvenuto nella regione del Paese dove si conta il maggior numero di femminicidi: 138 nel 2022.  

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