Il tour europeo di Zelensky per chiedere armi

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Jacopo Arbarello

Jacopo Arbarello

In due giorni il presidente ucraino è volato nelle principali capitali europee per solidificare le proprie alleanze e ottenere quello che ancora manca a Kiev per lanciare la controffensiva. Questo mentre sul campo continuano i bombardamenti dalle due parti e da domani parte il tentativo di mediazione cinese per la pace

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Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna, in due giorni Zelensky fa il giro d’Europa e commenta: ad ogni visita aumenta la nostra capacità difensiva e offensiva, ma per il nostro contrattacco serve ancora un po’ di tempo. E in effetti il presidente ucraino ha ottenuto moltissimo, anche dal premier inglese Sunak, che si è impegnato a mandare oltre 200 droni di attacco con autonomia di 200 chilometri, più centinaia di missili per la difesa antiaerea che si aggiungono ai missili Storm Shadow forniti nei giorni scorsi, con una gittata di 250 chilometri. Sono questi missili che probabilmente stanno colpendo snodi logistici nelle retrovie russe, come a Luhansk, più volte bombardata negli ultimi giorni  (UN ANNO DI GUERRA IN UCRAINA, LO SPECIALE DI SKY TG24 - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA).

Ma soprattutto con Sunak Zelensky ha parlato della coalizione per avere i jet da combattimento F16. La Gran Bretagna formerà i piloti ucraini a partire dall’estate, anche se Downing street ha frenato le speranze ucraine dicendo che non è in programma, per ora, la fornitura di jet. Ma moltissime armi, sistemi di difesa antiaerea, mezzi corazzati, carri armati leggeri e pesanti sono arrivati anche dalle visite in Francia da Macron e in Germania da Scholz, diventata con l’ultimo pacchetto da 2.7 miliardi di euro il secondo paese per contributi militari all’Ucraina dopo gli Stati Uniti. L’Italia è più indietro, con 450 milioni forniti finora, ma comunque stiamo mandando obici grandi e piccoli, cingolati, Lince, mitragliatrici, munizioni e le difese antiaeree Samp T insieme alla Francia. Questo quello che Zelensky ha raccolto in due giorni, prima di volare a Reykjavik per il vertice del Consiglio europeo cui presenzierà domani insieme ai 46 capi di stato e di governo che ne fanno parte. Ulteriore testimonianza della collocazione sempre più europea che Kiev sta assumendo.

Sul campo continuano gli scontri a Bakhmut dove i Wagner avanzano in centro, controllano ormai il 97% della città, ma gli ucraini contrattaccano sui fianchi, a nord e sud, hanno nelle ultime ore riconquistato almeno 10 posizioni dei russi e decine di chilometri quadrati nell’ultima settimana. Il Cremlino e lo stesso Prigozhin smentiscono come una menzogna l’indiscrezione del Washington post secondo cui il capo del gruppo Wagner avrebbe offerto a suoi non meglio specificati interlocutori nell’intelligence ucraina, in cambio del ritiro di Kiev da Bakhmut, di indicare le posizioni dell’esercito russo regolare, con i cui vertici, il ministro della difesa Shoigu e il capo dell’esercito Gerasimov, Prigozhin è ormai in polemica quotidiana, con video di insulti o di critiche, a seconda dell’umore.

Per quanto riguarda gli attacchi dal cielo ormai la tattica delle due parti sembra la stessa: colpire nelle retrovie per danneggiare la capacità logistica del nemico, distruggendo depositi di armi e munizioni, caserme, centri di approvvigionamento. Cercano di farlo i russi in Ucraina, per indebolire le capacità di Kiev di organizzare la controffensiva, lo fanno gli ucraini nei territori occupati dai russi, e adesso grazie alle armi inglesi riescono ad arrivare molto più in profondità, come a Luhansk o in Crimea.

Capitolo a parte merita quanto accaduto due giorni fa nei cieli di Bryansk, in un solo giorno la Russia potrebbe avere perso due elicotteri da combattimento e due aerei. Potrebbe trattarsi un grande colpo per la contraerea ucraina che però smentisce il proprio coinvolgimento e dice semplicemente che quei velivoli sono andati incontro a dei problemi.

Sul fronte diplomatico infine comincia domani la missione dell’inviato speciale del governo cinese per gli affari euroasiatici Li Hui che sarà per due giorni a Kiev, poi andrà in Polonia, Francia, Germania e infine in Russia. Porterà con se il tentativo di mediazione cinese per i colloqui di pace. Un piano molto ambizioso, quello di Pechino, visto che Zelensky proprio in questa due giorni di incontri europei ha sostanzialmente rifiutato la mediazione del Vaticano, dicendo di non aver bisogno di intermediari per trattare con Mosca, ma solo di una pace giusta, che rispetti l’integrità territoriale dell’Ucraina. Una integrità che sarà ricordata anche all’inviato cinese in viaggio per Kiev.

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