
Ucraina, Ue verso “fase di economia di guerra” per fornire armi a Kiev
Bruxelles punta a rafforzare la propria industria bellica. "La prima priorità è aiutare ad assicurare le munizioni di cui l'Ucraina ha bisogno", ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen. Zelensky ringrazia e chiede di far presto: "Ne abbiamo bisogno ora sul campo di battaglia"

A Bruxelles si torna a parlare di economia di guerra. È stato il commissario Ue al Mercato Interno, Thierry Breton (in foto), a dirlo chiaramente, riferendosi al nuovo piano europeo per la produzione di armi, molte delle quali da fornire all’Ucraina per combattere contro la Russia
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"Esiste una necessità, dobbiamo far sì che la base industriale" per la difesa sia rafforzata e "dobbiamo passare a una fase di economia di guerra per la base industriale", ha detto Breton. L’obiettivo da raggiungere è "arrivare alla produzione di un milione di munizioni l'anno"
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COSA SIGNIFICA ECONOMIA DI GUERRA - Per economia di guerra si intende generalmente l’adeguamento del sistema economico alle necessità del conflitto. I Paesi in conflitto riorganizzano le proprie risorse per garantire che la capacità produttiva sia in grado di sostenere lo sforzo bellico. La scelta lessicale di Breton è quindi particolarmente evocativa
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IL PIANO UE - Durante la sua visita a Kiev di ieri, 9 maggio, la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, ha riassunto i passaggi principali del piano europeo. “La prima priorità è aiutare ad assicurare le munizioni di cui l'Ucraina ha bisogno. Lavoriamo su tre percorsi: il più veloce è il rilascio immediato di munizioni dalle riserve degli Stati membri. Abbiamo riservato un miliardo di euro per questo e sta funzionando, un numero considerevole di munizioni è stato inviato o è in dirittura di arrivo, ma va fatto più urgentemente”
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“Il secondo percorso su cui abbiamo trovato un accordo la scorsa settimana è di fornire un miliardo di euro per l'approvvigionamento di munizioni da 152 e 155 millimetri. E per accelerare questo, il terzo percorso è aiutare gli Stati membri ad aumentare la produzione e accelerare la consegna delle munizioni per rispondere ai bisogni dell'Ucraina e degli Stati membri", ha aggiunto
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Le linee principali su cui si muove Bruxelles sono quindi diverse. Si va dalla fornitura immediata di armi a Kiev all'accelereazione nella produzione delle proprie risorse militari, attraverso la produzione degli Stati membri, sia per la difesa degli stessi Paesi comunitari che per un ulteriore supporto all’Ucraina
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E proprio mentre Von der Leyen si trovava a Kiev, l’Europarlamento a Bruxelles accoglieva la richiesta dei Popolari di assegnare una corsia preferenziale al piano munizioni, presentato la scorsa settimana dalla Commissione Ue, per accelerarne l'approvazione. Il voto finale potrebbe arrivare già il 31 maggio

"Ho ringraziato Ursula per la prontezza dell'Unione europea di fornire all'Ucraina le necessarie munizioni. Abbiamo discusso la questione chiave della velocità di consegna di queste munizioni perché ne abbiamo bisogno ora sul campo di battaglia", ha detto Zelensky

L’urgenza del piano di produzione di armi è ben rappresentata dalla sigla con cui la Commissione Ue ha voluto chiamare la proposta di legge che ha poi sottoposto agli altri organi comunitari: ‘Asap’. Il messaggio è duplice. La sigla, in inglese, significa ‘As soon as possible’: ‘Il prima possibile’. Ma sta anche per 'Act in support of ammunition production', letteralmente ‘Legge a supporto della produzione di munizioni’

Oltre ai 500 milioni di euro presi dal bilancio Ue, i Paesi europei possono scegliere se riservare a queste misure una parte dei fondi del Recovery Fund (e quindi dei loro Piani nazionali di ripresa e resilienza). Il punto è estremamente divisivo. “Siamo contrari all'utilizzo di qualunque fonte di finanziamento per il programma Asap proveniente dalle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dei fondi di coesione", ha fatto sapere in una nota la delegazione degli Eurodeputati Pd

Un secco no arriva, come prevedibile, anche dal MoVimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte, da sempre contrario all’invio di armi a Kiev. Ma il commissario Breton aveva già messo le cose in chiaro negli scorsi giorni: "Non c'è alcun obbligo da parte degli Stati membri nell'uso dei fondi di Coesione e di quelli del Recovery. Se alcuni Paesi vorranno utilizzarli, possono farlo"

Breton ha però ricordato che "l'aggressore conosciuto è la Russia e la guerra è anche una guerra industriale e di capacità di produzione". E quindi: "Più aumenteremo la nostra produzione" di armi "più saremo credibili e anche la nostra credibilità sarà un ingrediente per la pace", ha spiegato il commissario europeo

Ma l’Europa guarda anche al di là dell’Ucraina. Il Consiglio Europeo negli scorsi giorno ha dato l’ok al piano di finanziamento per l’accesso ad armi non letali e per l’addestramento dei militari di Moldavia e Georgia, dove si teme che prima o poi possa estendersi il conflitto in corso sul suolo ucraino. In foto: Chisinau, Moldavia
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