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Usa, la scrittrice Jean Carroll accusa Donald Trump in aula: “Mi violentò”

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©Ansa

“Ha mentito e ha distrutto la mia reputazione, e io sono qui per cercare di riprendermi la vita”, ha detto Jean Carroll nel corso del processo civile a New York contro l’ex presidente per stupro e diffamazione

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“Sono qui perché Donald Trump mi ha violentata, e quando ne ho scritto, ha detto che non è successo. Ha mentito e ha distrutto la mia reputazione, e io sono qui per cercare di riprendermi la vita”: con queste parole la scrittrice Jean Carroll ha testimoniato nel corso del processo civile in corso a New York. La donna ha citato l'ex presidente accusandolo di averla stuprata nel camerino di un grande magazzino nel 1996 e di averla poi diffamata negando l'episodio.

Il racconto di Jean Carroll

Jean Carroll, che oggi ha 79 anni, ha raccontato che la violenza sarebbe avvenuta nello spogliatoio dei grandi magazzini Bergdorf Goodman, lo store di lusso sulla Fifth Avenue, a cinquecento metri dalla Trump Tower. La scrittrice ha detto alla giuria come lei e Trump, che si conoscevano da tempo, erano finiti nella sezione biancheria intima. L'ex presidente le aveva detto di indossare un capo grigio-blu, lei aveva rifiutato. Trump, allora, l'avrebbe spinta verso lo spogliatoio e qui sarebbe avvenuta la violenza, che la donna ha descritto come "estremamente dolorosa”.

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“Mi vergognavo, penso fosse colpa mia”

"Mi vergognavo. pensavo fosse colpa mia”, ha aggiunto ancora Jean Carroll. Da quell'esperienza, ha detto, "sono stata incapace di avere di nuovo una vita sentimentale". La scrittrice ha raccontato di aver lasciato in stato di shock i grandi magazzini, e di essersi sentita colpevole per essere andata nello spogliatoio, una scelta "molto stupida". L'accusatrice ha inoltre raccontato in aula che ne parlò subito a due amiche. Una le disse che quello era stato un stupro e che doveva andare subito alla polizia, mente l’altra le consigliò di non parlarne con nessuno perché Trump era potente e aveva un team di avvocati che l'avrebbe seppellita. Il processo si celebra grazie a una legge, approvata l'anno scorso nello Stato di New York, che offre una finestra temporale di un anno a tutte le vittime di abusi e stupri, per denunciare episodi avvenuti anche lontano nel tempo, e il cui reato sarebbe caduto in prescrizione.

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