Cosa farà Di Maio nel nuovo ruolo di inviato speciale Ue per il Golfo

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Renato Coen

Renato Coen

L’inviato speciale per il Golfo Persico non era mai esistito, è stato a seguito della crisi energetica e dell’accresciuta importanza politica di paesi una volta più marginali, come ad esempio Emirati e Qatar, che Bruxelles ha deciso di istituire questa nuova carica

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Una volta creata la carica ora bisognerà darle compiti specifici, una ragione d’esistere.

L’inviato speciale Ue per il Golfo Persico non era mai esistito, è stato a seguito della crisi energetica e dell’accresciuta importanza politica di paesi una volta più marginali, come ad esempio Emirati e Qatar, che Bruxelles ha deciso di istituire questa nuova carica.

Tradizionalmente gli inviati speciali europei in aree specifiche del mondo non hanno mai avuto grande fortuna, non hanno cioè mai potuto incidere concretamente sulle politiche dei paesi europei. È il caso degli inviati per la Libia, il Corno d’Africa, l’Afghanistan, e via dicendo...

Del resto, anche il loro capo, ora Joseph Borrel, cioè l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Europea, che li sceglie e li nomina, alla prova dei fatti non sembra avere grandi margini di azione, se non quelli appunto di nominare i suoi collaboratori speciali.

Ma volendo crescere e diventare più incisiva, l’Ue moltiplica i suoi ruoli di rappresentanza per diventare sempre più simile ad un governo nazionale.

Il nuovo Rappresentante speciale per il Golfo Persico, quindi, dovrà capire che tipo di lavoro dovrà svolgere e quali saranno i suoi margini d’azione. In teoria nel Golfo l’Europa ha enormi interessi politici ed economici. È lì che va a cercare il gas che le manca dalla Russia. È con i paesi della sponda occidentale del Golfo che cerca di rafforzare le proprie alleanze politiche e militari in Medioriente, terreno di contesa tra le grandi potenze. È sempre facendo sponda con Emirati, Oman e i parte Qatar che contrasta la politica e la minaccia iraniana.

Ora si vedrà se un inviato alle dipendenze della Commissione europea sarà sufficientemente efficiente ed ascoltato. Molto dipenderà dall’abilità della persona scelta, cioè Luigi Di Maio, e dalla volontà dei paesi europei di delegare i loro interessi internazionali ad un inviato di Bruxelles (per ora molto poca!).

Una cosa è certa. Di Maio è stato proposto dall’ex Presidente del Consiglio Draghi e scelto tra una rosa di candidati di varie nazioni da un

gruppo di consulenti indipendenti. Ciò ha orientato la decisione di Borrel di nominare lui. Questa però avrebbe potuto essere diversa se tra governo italiano e Commissione Europea ci fosse stata negli ultimi mesi più collaborazione e sintonia. Le reazioni fredde o indignate dei politici di maggioranza italiani mostrano come, paradossalmente, la nomina di un connazionale ad una importante carica europea sia vissuta più come uno sgarbo al nostro governo che come un riconoscimento al ruolo importante dell’Italia.

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