Causa Dominion vs Fox News, linea sottile tra informazione e diffamazione

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Federico Leoni

Federico Leoni

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Un accordo transattivo è sempre l'esito più probabile in queste vicende, anche se stavolta l'intesa ha tardato ad arrivare, consentendo a Dominion di rendere pubblici dettagli imbarazzanti sul modo in cui Fox News ha trattato il tema della Big Lie, la "Grande Bugia" delle elezioni rubate nel 2020

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Il processo del secolo finisce prima di cominciare, ma non prima di fornirci informazioni importanti sullo stato dell'ecosistema mediatico americano. Un accordo transattivo è sempre l'esito più probabile in queste vicende, anche se stavolta l'intesa ha tardato ad arrivare, consentendo a Dominion di rendere pubblici dettagli imbarazzanti sul modo in cui Fox News ha trattato il tema della Big Lie, la "Grande Bugia" delle elezioni rubate nel 2020.

L'accordo

L'accordo non obbliga Fox News a scusarsi pubblicamente, e gli avvocati dell'emittente conservatrice si sono limitati ad ammettere che "la Corte ha riconosciuto come false alcune affermazioni su Dominion". L'azienda, i cui software utilizzati nello spoglio delle presidenziali erano stati accusati di brogli, ha commentato sostenendo che l'intesa "rappresenta un punto a favore della verità e della democrazia". Paradossalmente, il precedente a cui faceva appello Fox nella sua difesa era una sentenza emessa proprio a difesa del pluralismo e della democrazia.

Il sistema giuridico Usa

Nel sistema giuridico statunitense la fattispecie della diffamazione si concretizza quando le falsità vengono diffuse con "concreta malizia", cioè con la consapevolezza che si tratta di menzogne, o per lo meno con "sconsiderato disprezzo" per la verità.

La sentenza di riferimento risale al 1964, anno in cui la Corte Suprema sostenne che "l'errore è inevitabile in un dibattito libero", e che quindi anche le informazioni infondate, se riportate inconsapevolmente, sono protette dal Primo Emendamento sulla libertà di espressione. 

La causa riguardava un'accusa di diffamazione rivolta contro il New York Times per alcune falsità contenute in una pagina acquistata da un gruppo a favore dei diritti degli afroamericani. Ironicamente, la sentenza del '64 invocata dagli ultraconservatori della Fox è la stessa nel mirino del Governatore ultraconservatore della Florida Ron DeSantis, che vorrebbe regole più severe per arginare la diffamazione perpetrata, dice, dai media di orientamento liberal.

Fox mentiva sapendo di mentire? Secondo le informazioni diffuse da Dominion, sì. 

Nei messaggi, nelle mail e nelle altre conversazioni i commentatori del network smentivano privatamente quello che sostenevano in pubblico, e cioè che la vittoria di Biden fosse il frutto di brogli. Perché lo facevano? Probabilmente perché sapevano che la retorica dell'elezione rubata era esattamente ciò che i loro telespettatori volevano ascoltare. Anni fa il senatore Daniel P. Moynihan sosteneva che "i cittadini hanno il diritto di avere le loro opinioni, non i loro fatti": oggi in pochi sembrano riconoscere questa banale verità.

E ora?

Archiviato l'accordo ci si chiede se il modus operandi di Fox News cambierà, considerando anche che in un analogo contenzioso tutt'ora in piedi un'altra azienda di software, la Smartmatic, chiede all'emittente quasi tre miliardi di dollari di risarcimento. Nei primi anni Duemila, Fox News ha rappresentato una novità dirompente nel sistema mediatico americano, decretando il successo di un'informazione schierata che intensificava la polarizzazione e nello stesso tempo se ne avvantaggiava. Oggi, tuttavia, l'emittente dello "squalo" Rupert Murdoch rappresenta una testata relativamente tradizionale, che rischia di essere sorpassata a destra da media più agili, più radicali e ancor meno rispettosi delle regole deontologiche, come Newsmax e One America News. 

Il gioco della polarizzazione sembra essere sfuggito di mano anche a chi ha contribuito ad inventarlo.

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