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Sudan, a Khartoum scontri tra esercito e paramilitari. Spari vicino l'ambasciata italiana

Mondo
©Ansa

Il numero di persone uccise negli scontri tra le forze armate e le Forze di supporto rapido (Rsf) in Sudan è salito a 56. I feriti sono 595. E' quanto dichiara su Twitter il Comitato centrale dei medici sudanesi. Nella capitale Khartoum ci sono stati 25 morti e 302 feriti. Tra le vittime ci sono sia civili sia militari. I paramilitari affermano di aver preso il controllo dell'aeroporto e del palazzo presidenziale

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Scontri a Khartum, in Sudan, con armi da fuoco leggere e pesanti, sullo sfondo della rivalità che va avanti da settimane tra i due generali dietro il colpo di Stato del 2021. Un funzionario delle Nazioni Unite ha riferito di aver ricevuto segnalazioni di combattimenti nei quartieri di Riyadh, Khartoum 2, Manshiya e Soba "letteralmente ovunque", ha detto. Testimoni raccontano anche di spari nella zona dell'ambasciata italiana, mentre il New York Times parla di uomini armati che hanno circondato la Tv di Stato nella città di Omdurman. I paramilitari hanno affermato di aver preso il controllo dell'aeroporto e del palazzo presidenziale, mentre le forze aeree governative sostengono di aver distrutto in un raid una base appartenente ai paramilitari. In seguito l'esercito sudanese ha negato che i paramilitari abbiano preso il controllo dell'aeroporto di Khartoum: il gruppo si sarebbe invece infiltrato "e ha dato fuoco ad aerei civili, compreso uno della Saudi Airlines".

I combattimenti in Sudan

"Si spara anche a Khartoum 2. Vengono usate anche armi pesanti e circolano carri armati, si sentono forti esplosioni", ha riferito all'ANSA una fonte nella capitale sudanese. Khartoum-2 è il settore della capitale sudanese in cui si trova l'Ambasciata d'Italia. Altri testimoni hanno riferito di combattimenti ed esplosioni anche vicino al quartier generale delle forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) del generale Mohamed Hamdane Daglo nel Sud di Khartum, mentre i giornalisti sul posto hanno sentito sparatorie nei pressi dell'aeroporto e nella periferia settentrionale. Le Rsf hanno invece accusato l'esercito di aver attaccato una loro base nella capitale. "Colonne di fumo si levano dall'interno della base aerea di Marawi, fra scontri tra l'esercito e le Forze di supporto rapido (Rsf) nella base e nella capitale, Khartoum", ha invece riferito la tv Al Arabiya citando un proprio corrispondente.

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Khartum - ©Ansa

Scambio di accuse tra esercito e paramilitari

L'esercito sudanese ha dichiarato che i paramilitari hanno attaccato le sue basi a Khartoum e altrove, poco dopo che le milizie avevano denunciato che i loro campi sono stati attaccati dall'esercito regolare. "Combattenti delle Forze di supporto rapido hanno attaccato diversi campi dell'esercito a Khartoum e altrove in Sudan", ha dichiarato all'Afp il portavoce dell'esercito, il generale di brigata Nabil Abdallah. "Gli scontri sono in corso e l'esercito sta svolgendo il suo dovere di salvaguardare il Paese".

Soldati dell'esercito a Khartum
Soldati dell'esercito a Khartum - ©Ansa

Lo scontro tra i generali

L'attrito fra esercito e paramilitari si sta aggravando da mesi, con differenze evidenti nei recenti scambi e controdichiarazioni da entrambe le parti. Il generale Mohamed Hamdan "Hemedti" Dagalo, comandante delle Rsf e vicepresidente del Consiglio sovrano, aveva pubblicamente respinto atti compiuti il 25 ottobre scorso dal presidente dello stesso Consiglio e comandante in capo dell'esercito, il tenente generale Abdel-Fattah Al-Burhan, definendoli un "colpo di Stato". Di recente erano emerse divergenze anche sul processo politico per una transizione alla democrazia basato sull'accordo-quadro firmato il 5 dicembre scorso, in particolare sulle questioni della sicurezza e della riforma militare. I leader dell'esercito sudanese vorrebbero infatti integrare rapidamente le Rsf nei propri ranghi mentre Dagalo vorrebbe un calendario che potrebbe durare fino a dieci anni. L'Rsf, inoltre, vorrebbe essere sottoposta a una guida civile, riforma che l'esercito rifiuta, e chiede la rimozione di tutti gli elementi dei Fratelli Musulmani dalle forze armate come prerequisito per la riforma. Le dispute tra le due parti su queste e altre questioni stanno ritardando la firma di un accordo finale per passare a un governo civile che era prevista per il primo aprile scorso.

L'ambasciata italiana: “Non lasciare le proprie abitazioni”

"Sono in corso, nella giornata di sabato 15 aprile, scontri a fuoco a Khartum. L'aeroporto è stato al momento chiuso e molte strade risultano bloccate", si legge nell'aggiornamento sul sito Viaggiare sicuri, "ai connazionali al momento presenti, si raccomanda di non lasciare la propria abitazione ed esercitare massima prudenza".

"La situazione resta tesa ma gli italiani presenti stanno bene e in stretto collegamento con l'Ambasciata d'Italia in Sudan. Il nostro invito è quello di non abbandonare le proprie abitazioni", ribadisce su Twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani. A quanto risulta gli italiani residenti stabilmente in Sudan sono circa 150, di cui quasi una metà nella capitale Khartoum. Si tratta per lo più di dipendenti dell'Ambasciata, dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, di ong e di piccoli imprenditori.

Ambasciate Usa e Russa chiedono di fermare gli scontri

L'ambasciatore americano in Sudan, John Godfrey, insieme al personale della missione diplomatica è stato costretto a rimanere chiuso in casa, dopo lo scoppio dei combattimenti. Lo stesso diplomatico ha scritto sui social che insieme al personale dell'ambasciata "sono rimasti chiusi in casa" mentre si udivano pesanti colpi di armi da fuoco in diverse zone della capitale. Godfrey ha denunciato che l'escalation "è estremamente pericolosa" e ha invitato la leadership delle fazioni in lotta a fermare gli scontri.

L'ambasciata russa in Sudan ha espresso preoccupazione per lo sviluppo degli eventi e invitato le parti a un cessate il fuoco. La missione diplomatica ha anche chiesto ai cittadini russi presenti nel Paese africano di rimanere in casa e mantenere la calma. L'ambasciata italiana a Khartum, invece, in accordo con la Farnesina, sta seguendo con attenzione l'evolversi degli eventi.

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