Il nuovo Patto sull’immigrazione votato dal Parlamento Europeo e la crisi politica ed economica della Tunisia che rischia di scatenare una nuova ondata migratoria verso le coste europee. Camilla Laureti del Pd e Silvia Sardone della Lega affrontano questi temi da Bruxelles nello studio di Generazione Europa. Conduce Renato Coen
I membri della commissione per le libertà civili del Parlamento europeo hanno approvato un nuovo dossier sull’immigrazione. Le nuove regole, che prima di essere approvate dovranno essere discusse dalle istituzioni europee, puntano a offrire una soluzione europea ai flussi migratori sempre più consistenti. Non solo, c’è chi teme un “rischio Tunisia”. Il Paese è il principale punto di partenza dei migranti subshariani e affronta una grave crisi economica e sociale. Gli aiuti internazionali per stabilizzare il Paese africano però restano congelati per via della svolta autoritaria impressa dal suo presidente, Kais Saied.
Il Patto sull’immigrazione votato dal Parlamento Europeo
Il nuovo Patto per l’Immigrazione, votato da socialdemocratici, popolari e moderati, punta a stabilire controlli più severi per i richiedenti asilo e ad accelerare la procedura dei rimpatri. Al contempo stabilisce un meccanismo di redistribuzione dei migranti tra gli Stati Membri, che in alcuni casi potrà essere obbligatorio.
“Noi avremmo voluto una revisione del Patto di Dublino, ma in generale siamo soddisfatti dal regolamento. La cosa più importante è il riconoscimento della differenza tra i Paesi di primo approdo e quelli di seconda fascia che apre alla redistribuzione dei richiedenti asilo dai primi verso i secondi” dice Camilla Laureti del Partito Democratico.
Il Meccanismo di ricollocazione prevede la redistribuzione in quei Paesi che volontariamente si offriranno di accogliere i migranti, ma una situazione di grave crisi renderebbe la ricollocazione obbligatoria. I poteri di decretare uno stato di “crisi” saranno affidati alla Commissione Europea.
“Speriamo che questo meccanismo funzioni, ma temiamo che l’accordo si rivelerà un ‘elefante capace di partorire solo un topolino’ come è avvenuto con l'accordo di Malta tanto sbandierato dalla sinistra. Noi abbiamo chiesto che fosse eliminato il criterio del paese di primo ingresso e che si aumentassero gli sforzi per bloccare le partenze dai paesi di origine, ma non ci hanno ascoltato” denuncia Silvia Sardone della Lega.
La decisione finale sui nuovi provvedimenti sarà oggetto di una negoziazione tra i parlamentari europei, la Commissione e il Consiglio dei ministri Ue. Si mira a concludere l’iter legislativo prima delle prossime elezioni europee, che si terranno a maggio del 2024.
La crisi politico-economica della Tunisia e gli aiuti internazionali
La pressione migratoria nel Mediterraneo è in aumento e nel corso del 2023 secondo i dati dell’UNHCR il 59 per cento dei migranti sbarcati in Italia proviene dalla Tunisia. Il Paese è in grave difficoltà economica ed è la principale meta di flussi migratori provenienti dall’Africa subsahariana.
Il commissario europeo Paolo Gentiloni ha visitato di recente il Paese per discutere un aiuto finanziario europeo e scongiurare un’ondata migratoria verso l’Ue. Una linea di credito per “salvare” il Paese è stata prevista anche dal Fondo monetario internazionale, che però l’ha sospesa per via di contrasti con il presidente tunisino Kais Saied, accusato di star trasformando il Paese in un’autocrazia.
Laureti del Pd è convinta che ogni aiuto alla Tunisia debba essere vincolato al rispetto dello stato di diritto nel Paese: “Se passa l’idea che si possano finanziare autocrazie che non rispettano lo stato di diritto le conseguenze saranno disastrose”, afferma, ricordando che in Tunisia è prevista la visita della commissaria degli Affari Interni Ylva Johansson e dei ministri degli interni italiano e francese per discutere del tema.
È di un’idea molto diversa Silvia Sardone della Lega: “Io contrasto l’idea per cui alla fine si deve sempre alimentare l'instabilità, abbiamo già visto cosa è successo con le primavere arabe. La priorità dev’essere la stabilità dell’area ad ogni costo e per questo è necessario sbloccare il prestito congelato del Fondo monetario internazionale”, afferma.
Non solo, Sardone ritiene che nel Paese “dovrebbero essere previsti dei centri di identificazione per migranti” in modo da scongiurare nuove partenze. Una soluzione che Laureti ritiene impraticabile e semplicistica perché “le persone che decidono di affrontare una traversata nel Mediterraneo, mettendo a repentaglio la loro stessa vita, sono talmente motivate da non poter essere fermate così facilmente”, dice.
Da mesi diversi media e organizzazioni internazionali denunciano la condizione di segregazione in cui vivono i migranti subsahariani presenti in Tunisia. Secondo molti osservatori il presidente Kais Saied li avrebbe presi come capro espiatorio per giustificare le difficoltà politiche ed economiche che il suo governo affronta.