La direttiva sulle “case green” approvata dal Parlamento Europeo è al centro del dibattito di Generazione Europa. Un’opportunità per rinnovare le case più inquinanti o un rischio per via dei costi troppo alti e dei tempi troppo stringenti? Ne discutono Ignazio Corrao dei Verdi, Isabella Tovaglieri della Lega e Beatrice Covassi del Pd. Conduce Renato Coen.
Il Parlamento di Strasburgo ha dato il via libera alla direttiva “case green” per ridurre le emissioni inquinanti degli edifici dell’Unione Europea. Le nuove regole dovranno essere discusse dalla Commissione e dagli Stati Membri, ma intanto i partiti che sostengono il Governo Meloni hanno votato contro la direttiva.
Cosa prevede la direttiva sulle case green
Secondo la Commissione europea gli immobili dell'Ue sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra. La direttiva votata a Strasburgo prevede una serie di obiettivi per risolvere questo problema. Tra questi, l’obbligo per gli edifici che saranno costruiti dal 2028 di essere a zero emissioni e l'obiettivo di non avere immobili con una classe energetica inferiore alla “D” dal 2033.
È probabile che la classificazione energetica europea si differenzi da quella italiana e ciò dovrebbe andare a favorire i valori di efficienza degli immobili nel nostro Paese. In questo caso il valore “D” del sistema europeo corrisponderebbe a un valore italiano inferiore.
A queste scadenze sono previste una serie di eccezioni. La norma non si applica ai monumenti, alle case popolari e alle seconde case utilizzate per meno di quattro mesi l’anno. Non solo, gli Stati potranno prevedere una serie di categorie di edifici esenti dall’obbligo, anche se non potranno essere più del 22% del totale.
Lo scontro sui fondi per le ristrutturazioni
Ignazio Corrao dei Verdi è sicuro che le nuove regole, oltre ad abbassare le emissioni in Europa, rappresenteranno anche una grande opportunità per le famiglie più povere: “Abbiamo fatto in modo che le persone più in difficoltà possano adeguarsi agli obiettivi di ristrutturazione grazie ai fondi che saranno messi loro a disposizione", dice.
Non è d’accordo Isabella Tovaglieri della Lega secondo cui mancherebbe un finanziamento per le spese che si dovranno affrontare. “Non c’è chiarezza su quali finanziamenti europei saranno utilizzati e proprio per questo, nonostante condivida l’obiettivo di ridurre le emissioni, ho votato convintamente no a questo provvedimento”.
La direttiva europea non prevede uno stanziamento di risorse per l’ammodernamento degli immobili, ma chiede che vengano messi a disposizione 110 miliardi di euro dal recupero di una serie di finanziamenti comunitari già stanziati.
Gli effetti sul mercato della direttiva sulle case green
Il regolamento della direttiva non è ancora stato approvato in via definitiva, ma per Tovaglieri l’annuncio del provvedimento sta avendo l’effetto di alterare il mercato immobiliare. “Quelli che oggi vogliono acquistare una casa scartano a priori tutte quelle con una classe energetica bassa perché le considerano già fuori mercato”, sostiene.
Per Corrao questa sarebbe una normale dinamica di mercato che già oggi premierebbe le case più efficienti sul piano energetico. Sulla stessa linea Beatrice Covassi del Pd che ricorda anche come il mercato sia destabilizzato dalla falsa convinzione secondo cui l’Ue imporrà delle sanzioni per i cittadini che non effettueranno le ristrutturazioni. “La norma europea sulle case green non includerà mai delle sanzioni per i cittadini. Questa convinzione errata sta creando un panico ingiustificato sui mercati, ma chi ha una vecchia casa può stare tranquillo”, dice.
Secondo una stima di SkyTg24 fatta utilizzando dati Istat, ENEA e Commissione Ue, gli edifici da ristrutturare in Italia entro il 2033 sarebbero tra i tre e i nove milioni.
Gli edifici sarebbero nove milioni nel caso in cui si tenessero in considerazione le classi energetiche utilizzate in Italia. È probabile però che la classificazione energetica europea si differenzi da quella italiana. In questo caso gli edifici da ristrutturare nel nostro Paese sarebbero sei milioni, ma con l’utilizzo pieno delle deroghe gli immobili scenderebbero a tre milioni.