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Francia, il Senato ha approvato l’articolo chiave della riforma delle pensioni

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©IPA/Fotogramma

Via libera, con 201 voti favorevoli e 115 contrari, al passaggio del provvedimento che innalza l'età di pensionamento da 62 a 64 anni al ritmo di tre mesi all'anno a partire dall'1 settembre 2023 fino al 2030. Socialisti e comunisti attaccano il governo, mentre i sindacati hanno scritto una lettera a Macron e hanno già annunciato altre due giornate di mobilitazione

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Nonostante manifestazioni e scioperi, il governo francese procede spedito sulla riforma delle pensioni. Il Senato ha infatti approvato, con 201 voti favorevoli e 115 contrari, l'articolo chiave del provvedimento che innalza l'età di pensionamento da 62 a 64 anni. Intanto i sindacati hanno scritto una lettera al presidente Emmanuel Macron e hanno già annunciato altre due giornate di mobilitazione, l'11 e il 15 marzo.

La riforma

Secondo il piano del governo, l'età pensionabile legale dovrà essere gradualmente innalzata da 62 a 64 anni al ritmo di tre mesi all'anno a partire dall'1 settembre 2023 fino al 2030. Inoltre, per ottenere una pensione "a tariffa intera" il periodo contributivo richiesto passerà dagli attuali 42 anni (168 trimestri) a 43 anni (172 trimestri) entro il 2027, al ritmo di un trimestre all'anno. "Il tuo nome sarà per sempre legato a una riforma che ci riporterà indietro di quasi 40 anni", ha detto la socialista Monique Lubin rivolgendosi al ministro del Lavoro francese Olivier Dussopt. La comunista Eliane Assassi ha denunciato un dibattito "sciatto" e "l'obiettivo" della maggioranza senatoriale di "censurare l'opposizione".

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Il governo: “Condanniamo le violenze”

Intanto il governo francese condanna le isolate "violenze" che hanno segnato alcune manifestazioni di martedì contro la riforma delle pensioni e i "tagli volontari" di corrente elettrica. "Capiamo il messaggio dei manifestanti, rispettiamo i disaccordi espressi attraverso le piazze e con gli scioperi. Al contrario, condanniamo le violenze che hanno talvolta segnato alcune manifestazioni come condanniamo i tagli volontari di corrente" elettrica, ha dichiarato il portavoce dell’esecutivo, Olivier Véran, che ha anche condannato "i discorsi che invitano a mettere la nostra economia in ginocchio perché sono discorsi irresponsabili". I sindacati hanno parlato di "mobilitazione storica, la più importante in Francia negli ultimi 40 anni", e di 2,5 milioni di partecipanti (3,5 milioni secondo la CGT), di cui 700.000 soltanto a Parigi. La differenza è sempre più netta e inconciliabile con i dati del ministero dell'Interno, che ha riferito di 81.000 manifestanti nella capitale e poco meno di 1,3 milioni in tutto il Paese. Nel caso degli organizzatori, si tratterebbe di un record, in quello del ministero di un calo rispetto alle ultime giornate di mobilitazione.

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La lettera a Macron e i prossimi scioperi

Dopo il voto al Senato, comunque, i sindacati hanno risposto con una lettera indirizzata al presidente Emmanuel Macron e due nuove giornate di sciopero nazionale, l'11 e il 15 marzo. La missiva trasmessa all’Eliseo è stata firmata dall'intersindacale costituita da otto organizzazioni dei lavoratori e da cinque degli studenti. Viene criticato il “silenzio dell'esecutivo di fronte a un movimento sociale di tale entità”, valutandolo come "un grave problema democratico". Dal 19 gennaio, le giornate di mobilitazione sociale contro la riforma delle pensioni sono state sei, con un'adesione massiccia in tutta la Francia. "Eppure lei e il suo governo rimanete in silenzio davanti all'espressione di questo potente movimento sociale. Per le nostre organizzazioni questa mancata risposta costituisce un grave problema democratico, porta inevitabilmente a una situazione che potrebbe diventare esplosiva", si legge nella lettera. E ancora: "Nell'urgenza di questo momento, e nella gravità delle sue conseguenze, le organizzazioni sindacali costituenti l'intersindacale esprimono, insieme, la richiesta di incontrarvi". L'esecutivo ha già respinto la richiesta dei sindacati di essere ricevuto all'Eliseo. L'intersindacale ha quindi confermato due nuove mobilitazioni nazionali per sabato 11 marzo e mercoledì 15 marzo, giorno in cui si riunirà la commissione parlamentare mista paritaria.

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