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L'Europa che si chiude con i muri che finanzia

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Renato Coen

Renato Coen

È il continente ricco che si chiude, che conserva il benessere e i privilegi che ha ottenuto nel corso di secoli e costruisce ai suoi confini barriere reali, fisiche. Fatte di fili spinati, elettrificati o mattoni

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La chiamano fortezza Europa. È il continente ricco che si chiude, che conserva il benessere e i privilegi che ha ottenuto nel corso di secoli e costruisce ai suoi confini barriere reali, fisiche. Fatte di fili spinati, elettrificati o mattoni.

Chi vuole entrare, spinto dalla voglia di un futuro migliore, dalla fame, dalla siccità, dalla paura di morire in guerra o di finire vittima delle persecuzioni di un governo autoritario, deve bussare, educatamente, chiedere il permesso in maniera legale, e attendere pazientemente risposta attraverso i canali previsti dalle normative esistenti. Canali e normative però, che sono spesso insufficienti. Inadeguati per il livello di emergenza, crisi e disperazione presente fuori della fortezza che si chiude.

E quindi? Pazienza. Il più furbo, spesso il più fortunato, o comunque chi ha più risorse in qualche modo ce la fa, molti altri rimangono fuori, impossibilitati a scavalcare o ad aggirare un muro che invece in molti casi avrebbero diritto a poter oltrepassare.

Per la prima volta dalla sua fondazione, l’Europa unita concepisce l’idea di finanziare, con i soldi di tutti i contribuenti europei, gli Stati membri che vogliono costruire barriere fisiche ai loro confini esterni per fermare i flussi di migranti.

Non che di barriere, muri e fili spinati già non ne esistano nel nostro continente. È stato calcolato che ne sono già stati tirati su per circa mille chilometri. Ma, fino ad ora, era il singolo Stato con i propri soldi a finanziare un’impresa simile. Con il consenso dei suoi contribuenti, ma senza il benestare di Bruxelles che comunque non poteva impedire la scelta sovrana di uno suo Stato membro. Così i paesi baltici hanno costruito barriere al confine con la Russia. La Grecia ha tirato su un muro lungo la frontiera con la Turchia. E così ha fatto l’Ungheria lungo il tratto di terra che la unisce alla Serbia.

Ora però è la stessa Unione Europea che, nei finanziamenti ingenti destinati alla cosiddetta “difesa dei confini esterni” prevede di dare soldi per “rafforzare le capacità e le infrastrutture di protezione delle frontiere”. Così recita il documento firmato da tutti e 27 i leader Ue. Di fatto è un via libera alla richiesta di paesi come l’Austria, l’Ungheria, la Polonia o la Lituania di far pagare la costruzione dei loro muri a tutti i contribuenti Ue.

La Commissione Europea, cioè il governo Ue formato dalla presidente Von der Leyen e da tutti i Commissari, è, ed è sempre stata, contraria ad una simile soluzione. Ma si sa che nell’Unione a 27 alla fine chi decide sono gli Stati membri, la riunione dei capi di stato e di governo che trattano, si accordano e fanno compromessi sui vari temi all’ordine del giorno. E la linea favorevole alla ulteriore costruzione di muri è passata.

Accanto ad essa è stato espresso anche il proposito di facilitare le procedure di asilo politico, di collaborare con gli stati da cui partono i migranti, di aiutarli economicamente.

Però, anche chi ha tutte le carte in regola per essere accolto come rifugiato secondo le regole attuali, non ha la possibilità di richiedere asilo tranquillamente da casa propria. I casi in cui ciò è possibile sono rari. Per poter chiedere ad uno Stato di essere accolta, una madre che scappa con i figli dai massacri in Nigeria o in Congo, o dalle persecuzioni in centro Asia, deve prima riuscire ad arrivare a bussare fisicamente alle porte di un paese europeo. Deve quindi necessariamente affidarsi a trafficanti che sfruttano la sua disperazione. Se arriva viva, dopo aver attraversato deserti, mari e prigioni di stati di transito dove a volte viene rinchiusa e violentata, viene identificata subito come migrante illegale. Perché illegalmente è entrata. Solo dopo potrà chiedere asilo e sperare che le venga riconosciuto.

Ora l’Europa decide che è giusto che la signora si trovi di fronte un bel muro prima di entrare in Europa. Dimenticavo, la Commissione raccomanda che le barriere finanziate abbiano almeno un cancello. Sul serio! Non si sa mai. Lasciamo agli stati membri la possibilità di aprirli…

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