Qatargate, gli avvocati di Eva Kaili: "Ha subito tortura in carcere"

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La denuncia dei suoi legali: "Per sedici ore è stata in una cella di polizia, non in prigione, e al freddo. Abbiamo chiesto la scarcerazione con il braccialetto elettronico". Ma il tribunale conferma il carcere per almeno un altro mese

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L'ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, sarebbe stata sottoposta a una condizione di tortura in carcere la scorsa settimana: a denunciarlo i due legali della politica greca, Mihalis Dimitrakopoulos e André Risopoulos, al termine dell'udienza sul riesame della custodia cautelare.

 

Gli avvocati: "Chiesto scarcerazione con braccialetto elettronico"

"Eva Kaili da mercoledì 11 gennaio a al venerdì 13 gennaio è stata in isolamento su ordine del giudice istruttore Michel Claise. Per sedici ore è stata in una cella di polizia, non in prigione, e al freddo. Le è stata negata una seconda coperta" e "questa è tortura", hanno detto gli avvocati dell'europarlamentare Eva Kaili, al termine dell'udienza al Tribunale di Bruxelles sulle misure cautelari da applicare alla politica greca arrestata oltre una mese fa nell'ambito dell'inchiesta sul cosiddetto Qatargate.
"Abbiamo chiesto ancora una volta la scarcerazione di Eva Kaili con misure alternative come il braccialetto elettronico o altri tipi di misure simili", hanno detto i due legali della politica al termine dell'udienza sul riesame della custodia cautelare.

Richiesta respinta: Kaili resta in carcere

La richiesta dei legati di Kaili è stata però rigettata. Secondo quanto trapelato dalla procura federale del Belgio, la Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles ha infatti deciso di confermare il carcere per l'ex vicepresidente del Parlamento europeo. Kaili dovrà restare ancora in carcere per almeno un altro mese.

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