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Carri armati Leopard all'Ucraina, perché la Germania ha detto no

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Renato Coen

Renato Coen

©Getty

Per difendersi dall’invasione russa fin dal primo giorno Kiev ha chiesto aiuti militari in armi e munizioni a Stati Uniti ed Europa, prima armi leggere e materiale logistico, poi armi più pesanti, fino ad arrivare allo scudo antimissile americano

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Leopard, Challenger, Leclerc, Patriot, sembrano nomi di auto fuori strada di ultima generazione, o di squadre da football americano. Invece sono carri armati o sistemi di difesa. I primi tre sono tank da combattimento ipertecnologici che esistono da decenni ma che fino ad ora erano noti solo agli addetti ai lavori o agli appassionati della materia.

Ora invece entrano nelle nostre cronache quotidiane e diventano tema centrale del dibattito tra Stati, governi e organizzazioni politiche.

Le richieste ucraine

L’Ucraina, infatti, per difendersi dall’invasione russa ha chiesto fin dal primo giorno aiuti militari in armi e munizioni a Stati Uniti ed Europa.

Queste sono arrivate gradualmente. Prima armi leggere e materiale logistico, poi armi più pesanti ma vecchie, di fabbricazione sovietica, poi via via armamenti sempre più sofisticati ma mezzi d’attacco leggeri o sistemi difensivi, fino ad arrivare allo scudo antimissile americano.

Manca l’ultimo passo, che l’Ucraina e diversi suoi alleati chiedono che sia fatto: la fornitura di mezzi pesanti da combattimento in grado di sostenere attacchi di fanteria in campo aperto e difendersi efficacemente dall’offensiva russa via terra.

Ed è qui che entrano in gioco gli immaginifici nomi elencati all’inizio. I Leopard 2, i Leclerc, i Challenger 2 infatti sono i più avanzati e pesanti carri armati di fabbricazione rispettivamente tedesca, francese e britannica.

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La posizione della Germania

I più richiesti, efficaci e pronti alla consegna sarebbero i Leopard 2 tedeschi. Polonia, Spagna, Francia hanno chiesto a Berlino di fornirli all’Ucraina, ed avendo loro stessi in dotazione questi mezzi sarebbero pronti a darli a Kiev.

Ma il governo tedesco ha detto di no. Non vuole essere il primo stato a dare un simile tipo di armamento di propria fabbricazione per la guerra contro la Russia. I contratti firmati con gli Stati cui ha venduto i Lepard le consentono di impedire anche che altri paesi li girino poi a Kiev.

La posizione di estrema prudenza tedesca non è ben vista dal governo ucraino, dalla Nato e da paesi come la Polonia che spingono per un incondizionato e totale aiuto a chi combatte la Russia. Anche la la Commssione Ue e gli Stati Uniti sarebbero favorevoli all’invio dei Leopard dopo che Washington ha concesso a Zelensky l’invio dei Patriot, il più avanzato sistema antimissile Usa.

La resistenza tedesca è stata spiegata dal cancelliere Scholz che ha elencato i tre principi cui si ispira la sua politica nella guerra in Ucraina. Primo: fare tutto il possibile per aiutare Kiev. Con due “ma” impliciti nel secondo e nel terzo punto. Secondo: evitare ad ogni costo un confronto diretto tra paesi Nato e Russia. Terzo: non agire da soli, come Germania, esponendosi rispetto agli alleati negli aiuti militari.

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La posizione di Francia e Gran Bretagna

A questo punto entrano in gioco i Challenger 2 britannici e i Leclerc francesi. Se Parigi e Londra fornissero i loro mezzi, Berlino non sarebbe più sola e potrebbe convincersi a dare i Leopard.

Londra ha aperto a questa possibilità e potrebbe decidere in questo senso nei prossimi giorni. Parigi invece sostiene che i suoi Leclerc, la cui produzione è stata interrotta, mancano di adeguati pezzi di ricambio. Una scusa per non esporsi e mandare avanti i tedeschi? Alcuni lo sospettano.

Ognuno, quindi, aspetta che l’altro faccia la prima mossa. I paesi europei fanno ciò che sanno far meglio: discutono. E si discute pure tra chi vede ogni arma data all’ucraina come un passo indietro rispetto ad una tregua e chi sostiene che solo le armi per difendersi dai russi possono salvare vite ucraine.

Un dato è certo. L’Europa ha dato 15 miliardi di aiuti in armi all’ucraina da febbraio. Gli stati europei sono considerati da Mosca paesi ostili e tra i principali artefici della risposta di Kiev all’invasione, i rapporti politici ed economici tra Russia e capitali europee sono ai minimi, difficile che la mancata fornitura dei Leopard cambi di molto questa situazione.

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