Carri armati Leopard all'Ucraina, perché la Germania ha detto no

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Renato Coen

Renato Coen

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Per difendersi dall’invasione russa fin dal primo giorno Kiev ha chiesto aiuti militari in armi e munizioni a Stati Uniti ed Europa, prima armi leggere e materiale logistico, poi armi più pesanti, fino ad arrivare allo scudo antimissile americano

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Leopard, Challenger, Leclerc, Patriot, sembrano nomi di auto fuori strada di ultima generazione, o di squadre da football americano. Invece sono carri armati o sistemi di difesa. I primi tre sono tank da combattimento ipertecnologici che esistono da decenni ma che fino ad ora erano noti solo agli addetti ai lavori o agli appassionati della materia.

Ora invece entrano nelle nostre cronache quotidiane e diventano tema centrale del dibattito tra Stati, governi e organizzazioni politiche.

Le richieste ucraine

L’Ucraina, infatti, per difendersi dall’invasione russa ha chiesto fin dal primo giorno aiuti militari in armi e munizioni a Stati Uniti ed Europa.

Queste sono arrivate gradualmente. Prima armi leggere e materiale logistico, poi armi più pesanti ma vecchie, di fabbricazione sovietica, poi via via armamenti sempre più sofisticati ma mezzi d’attacco leggeri o sistemi difensivi, fino ad arrivare allo scudo antimissile americano.

Manca l’ultimo passo, che l’Ucraina e diversi suoi alleati chiedono che sia fatto: la fornitura di mezzi pesanti da combattimento in grado di sostenere attacchi di fanteria in campo aperto e difendersi efficacemente dall’offensiva russa via terra.

Ed è qui che entrano in gioco gli immaginifici nomi elencati all’inizio. I Leopard 2, i Leclerc, i Challenger 2 infatti sono i più avanzati e pesanti carri armati di fabbricazione rispettivamente tedesca, francese e britannica.

(FILE)   A pyrotechnician of the Society for the disposal of chemical agents and military waste (GEKA) wears a protection mask during a media event in Munster, Germany, 30 October 2013. The GEKA??was founded in 1997 and is the only company in Germany licensed to take care of the disposal of chemical agents.  EPA/PETER STEFFEN

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La posizione della Germania

I più richiesti, efficaci e pronti alla consegna sarebbero i Leopard 2 tedeschi. Polonia, Spagna, Francia hanno chiesto a Berlino di fornirli all’Ucraina, ed avendo loro stessi in dotazione questi mezzi sarebbero pronti a darli a Kiev.

Ma il governo tedesco ha detto di no. Non vuole essere il primo stato a dare un simile tipo di armamento di propria fabbricazione per la guerra contro la Russia. I contratti firmati con gli Stati cui ha venduto i Lepard le consentono di impedire anche che altri paesi li girino poi a Kiev.

La posizione di estrema prudenza tedesca non è ben vista dal governo ucraino, dalla Nato e da paesi come la Polonia che spingono per un incondizionato e totale aiuto a chi combatte la Russia. Anche la la Commssione Ue e gli Stati Uniti sarebbero favorevoli all’invio dei Leopard dopo che Washington ha concesso a Zelensky l’invio dei Patriot, il più avanzato sistema antimissile Usa.

La resistenza tedesca è stata spiegata dal cancelliere Scholz che ha elencato i tre principi cui si ispira la sua politica nella guerra in Ucraina. Primo: fare tutto il possibile per aiutare Kiev. Con due “ma” impliciti nel secondo e nel terzo punto. Secondo: evitare ad ogni costo un confronto diretto tra paesi Nato e Russia. Terzo: non agire da soli, come Germania, esponendosi rispetto agli alleati negli aiuti militari.

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La posizione di Francia e Gran Bretagna

A questo punto entrano in gioco i Challenger 2 britannici e i Leclerc francesi. Se Parigi e Londra fornissero i loro mezzi, Berlino non sarebbe più sola e potrebbe convincersi a dare i Leopard.

Londra ha aperto a questa possibilità e potrebbe decidere in questo senso nei prossimi giorni. Parigi invece sostiene che i suoi Leclerc, la cui produzione è stata interrotta, mancano di adeguati pezzi di ricambio. Una scusa per non esporsi e mandare avanti i tedeschi? Alcuni lo sospettano.

Ognuno, quindi, aspetta che l’altro faccia la prima mossa. I paesi europei fanno ciò che sanno far meglio: discutono. E si discute pure tra chi vede ogni arma data all’ucraina come un passo indietro rispetto ad una tregua e chi sostiene che solo le armi per difendersi dai russi possono salvare vite ucraine.

Un dato è certo. L’Europa ha dato 15 miliardi di aiuti in armi all’ucraina da febbraio. Gli stati europei sono considerati da Mosca paesi ostili e tra i principali artefici della risposta di Kiev all’invasione, i rapporti politici ed economici tra Russia e capitali europee sono ai minimi, difficile che la mancata fornitura dei Leopard cambi di molto questa situazione.

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