L'ex calciatore è oggetto di minacce da quando ha appoggiato le proteste in corso da 100 giorni nel Paese. Ancora un bambino vittima della violenta repressione scatenata dal regime iraniano: uccisa una 12enne
Le autorità iraniane hanno ordinato ad un volo della Mahan Air, il W563 da Teheran a Dubai, di atterrare sull'isola di Kish: a bordo c'erano la moglie e il figlio dell'ex calciatore e allenatore Ali Daei, oggetto di minacce dopo aver espresso il suo appoggio alle proteste in corso da 100 giorni. Lo scrive su Twitter il giornalista di Bbc Monitoring Kian Sharifi. La notizia è stata ripresa anche dal sito Iran International, secondo il quale, alla donna e al bambino è stato impedito di lasciare l'Iran. "Daei ha detto che i suoi familiari non sono stati arrestati. Lui non era a bordo", scrive ancora Sharifi.
Era una caccia al terrorista?
Daei, citato da Iran International, ja dichiarato: "Non comprendo questo comportamento. Mia moglie e mia figlia sono salite legalmente sull'aereo a Teheran, e avevano in programma di visitare Dubai per alcuni giorni e poi tornare in Iran. Ma l'aereo è stato costretto a rientrare con tutti i passeggeri. Era una caccia al terrorista?". La moglie di Ali Daei non poteva lasciare l'Iran "perché ha invitato la gente a partecipare allo sciopero nazionale... ma aveva fatto revocare l'ordine con mezzi illeciti", hanno scritto le agenzie iraniane Tasnim e Isna, citando una fonte informata. Il Supremo consiglio per la sicurezza nazionale le aveva quindi vietato di partire da Teheran con un ordine esecutivo, aggiungono le agenzie.
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Uccisa una bambina di 12 anni
Intanto la violenza nel Paese non si arresta: un altro bambino è rimasto vittima della violenta repressione scatenata dal regime iraniano contro le proteste. Secondo quanto denuncia sui social 'Iran True', Saha Etebari una bambina di 12 anni, è rimasta uccisa quando agenti in borghese hanno sparato contro l'auto a bordo della quale viaggiava con la famiglia nella provincia di Hormozgan. Una dinamica identica a quella che lo scorso 16 novembre ha portato alla morte di Kian Pirfalak, bambino di 9 anni ucciso dagli agenti che hanno sparato contro l'auto della famiglia, ferendo in modo grave il padre del piccolo.
Continuano le condanne a morte
Continua intanto la linea dura del Paese contro i manifestanti. L'Iran ha giustiziato cinque persone condannate nell'ultimo mese, tra cui due uomini di 23 anni, Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, che avevano partecipato alle proteste in corso da oltre tre mesi. Gli altri tre sono stati giustiziati a Shiraz, provincia di Fars, con accuse di stupro e rapina a mano armata.