La mossa mette fine ad una battaglia legale durata anni tra i democratici e l'ex presidente che si è sempre battuto per mantenere segreti i suoi redditi, contravvenendo alla trasparenza mostrata dai suoi predecessori in materia, fino a quando la Corte Suprema il mese scorso ha bocciato il suo tentativo di impedire la pubblicazione delle dichiarazioni
La commissione Finanze della Camera, controllata dai democratici, ha approvato, con 24 voti favorevoli e 16 contrari, la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi di Donald Trump, relative agli anni che vanno dal 2015 al 2020. La mossa mette fine ad una battaglia legale durata anni tra i democratici e l'ex presidente che si è sempre battuto per mantenere segreti i suoi redditi, contravvenendo alla trasparenza mostrata dai suoi predecessori in materia, fino a quando la Corte Suprema il mese scorso ha bocciato il suo tentativo di impedire la pubblicazione delle dichiarazioni.
Non è chiaro comunque quando i documenti verranno pubblicati dalla commissione, che dal prossimo gennaio verrà sostituita da una a maggioranza repubblicana con l'insediamento del nuovo Congresso. La commissione ha inoltre smontato uno degli argomenti principali usati da Trump per giustificare il suo rifiuto a pubblicare le dichiarazioni durante la campagna elettorale del 2016, cioè il fatto che fosse in corso un accertamento da parte dell'Irs, il fisco americano.
Lloyd Doggett, deputato democratico del Texas, ha spiegato che la commissione ha scoperto che l'Irs ha avviato l'accertamento solo nel 2019, praticamente lo stesso giorno in cui la commissione ha chiesto per la prima volta i documenti.
La replica dell'ex Presidente: "Attacco politico"
"Il popolo americano vuole sapere se il presidente degli Stati Uniti prende decisioni in base al loro interesse o al proprio interesse finanziario", gli ha fatto eco un altro deputato della commissione, Jimmy Gomez.
La campagna di Trump ha definito il voto della commissione un attacco politico che prova che i democratici, che hanno perso la maggioranza alla Camera, "fanno un gioco politico che stanno perdendo: se questa ingiustizia può avvenire al presidente Trump, può succedere a tutti gli americani senza una ragione".
Era dai tempi di Richard Nixon che il Congresso non interveniva per chiedere le dichiarazioni dei redditi di un presidente. Nel 1973 però l'Irs consegnò alla commissione di inchiesta le copie delle dichiarazioni dei redditi di Nixon lo stesso giorno in cui arrivò la richiesta della commissione.