Arresto Alessia Piperno, l'Iran: "Stranieri rispettino le nostre leggi"

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Le parole pronunciate dal portavoce del ministro degli Esteri Nasser Kassani a proposito dell'ondata dei provvedimenti seguiti alle proteste anti-governative. Il padre della ragazza romana: "Non mi risulta stesse partecipando a manifestazioni"

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I cittadini stranieri che si trovano in Iran per turismo o per affari devono rispettare le leggi del Paese. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kassani, facendo riferimento agli stranieri arrestati negli ultimi giorni, tra cui l'italiana Alessia Piperno, accusati di aver preso parte alle proteste anti-governative scatenate dalla morte di Mahsa Amini. "Le indagini continuano e le rispettive ambasciate e i cittadini stranieri vengono informati degli ultimi sviluppi", ha spiegato il portavoce di Kassani. "L'Iran è un Paese sicuro per tutti i viaggiatori stranieri, nessuno verrà disturbato. Ma devono rispettare le nostre regole".

Il padre: "Non stava partecipando a manifestazioni"

"Non mi risulta che Alessia stesse partecipando alle manifestazioni", ha indirettamente replicato il padre della ragazza romana, che sarebbe accusata di aver preso parte alle proteste anti-governative. "Sulla situazione di Alessia purtroppo non ci sono novità", ha aggiunto. "In questo momento ovviamente preferiamo il silenzio".

La famiglia di Mahsa Amini denuncia minacce

Intanto, il governo iraniano avrebbe minacciato la famiglia di Mahsa Amini chiedendo di non prendere parte alle dimostrazioni, in corso da oltre tre settimane, per la 22enne curda morta dopo l'arresto perché non portava il velo in modo corretto. "La nostra famiglia ha subito una pressione immensa da parte di funzionari della Repubblica islamica dell'Iran, per questo motivo non parliamo a organizzazioni per i diritti umani o a mezzi di comunicazione al di fuori dell'Iran", ha affermato il cugino di Mahsa, Erfan Mortezai, in un'intervista pubblicata dalla Bbc sul suo sito. "I funzionari del regime ci hanno minacciato attraverso Instagram con account falsi e hanno detto ai membri della famiglia in Iran che se parteciperanno a dimostrazioni potrebbero essere uccisi", ha concluso Mortezai durante l'intervista, realizzata nel Kurdistan iracheno dove vive ed è militante del gruppo Komala, partito curdo iraniano e oppositore di Teheran.

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