Francia pronta a tassare la musica in streaming da Spotify a Apple

Mondo
©Getty

La proposta lanciata dalla sinistra dovrà seguire l'iter parlamentare, ma fa già discutere. Dai sindacati ai dirigenti delle piattaforme fino agli artisti, che parlano di "tassa antirap": la schiera dei contrari all'imposta sta alzando la voce

ascolta articolo

Spotify, Deezer, Apple Music: per i deputati della Nuova unione popolare ecologica e sociale (Nupes), i giganti dello streaming musicale dovrebbero versare l’1,5% degli introiti nelle casse dello Stato. Il ricavato, nei progetti della sinistra francese, servirebbe a finanziare il Centro nazionale della musica, nato nel 2020 sotto la tutela del ministero della Cultura e della Comunicazione.

 

I precedenti

L’emendamento alla prossima legge finanziaria è stato depositato il 30 settembre da sei deputati della coalizione capeggiata da Jean-Luc Mélenchon. L’idea è in parte già nota. Aveva avuto particolare risonanza nel 2016 la proposta di una "tassa Netflix". Il testo - votato in parlamento, ma mai entrata in vigore - è ripreso a grandi linea dalla nuova iniziativa. Ai tempi l’imposta, conosciuta anche come “taxe Youtube”, doveva sostenere un progetto simile a quello in questione. Sei anni fa si trattava de Centre national du cinéma et de l’image animée, un istituto dalla storia lunga e gloriosa che sorge sulla riva sinistra della Senna.

I critici dell'ipotesi 1,5%

Se il voto delle assemblee a cui verrà sottoposto sarà favorevole, la norma entrerà in vigore il primo gennaio 2023, ma si è già alzato un polverone attorno al tentativo dei sei deputati. A lamentarsi non sono solo attori del settore come Ludovic Pouilly, vicepresidente dell'app "made in France" Deezer, che ha denunciato le conseguenze indirette della tassazione auspicata dalla sinistra. "Servirebbe gli interessi di mercato di altre piattaforme, come Google, Facebook e Amazon", ha avvertito. Dello steso parere molti sindacati secondo i quali i primi a rimetterci sarebbero i consumatori. Il rischio di trovarsi con i costi degli abbonamenti lievitati è alto. Senza contare le rimostranze che sono arrivate dai professionisti dello spettacolo che, dal canto loro, temono una diminuzione della remunerazione di produttori e artisti, specie del mondo dell’hip hop. Niska, Dosseh e Houssbad, idoli in Francia, hanno parlato di "tassa antirap", data la dipendenza che c’è tra il mondo dei poeti di strada e le varie piattaforme. Stando allo scenario prospettato dai “rappeurs” dell’Esagono, per sostenere "l’innovazione, la libertà e la diversità" della produzione nel mondo musicale promosse dal Centre national de la musique si finirebbe per penalizzare un pezzo importante dell’industria musicale francese. L’hip-hop è al secondo posto assieme all’RnB nella classifica dei generi più ascoltati oltralpe e rappresenta l'87% degli ascolti dei portali musicali, secondo il sindacato nazionale dell’editoria fonografica.

Mondo: I più letti