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Irlanda del Nord, sorpasso storico della popolazione cattolica sulla protestante

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©Getty

Una rilevazione mostra il ribaltamento demografico e apre degli interrogativi sul futuro di un Paese che sta cambiando fisionomia

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È un’Irlanda del Nord inedita quella fotografata dal censimento 2021 diffuso ieri dall’Agenzia nazionale di statistica e ricerca: per la prima volta il numero di cattolici supera quello di protestanti.

 

Il report 

La maggioranza delle persone interrogate ha dichiarato di essere cattolica, o meglio di essere stata cresciuta come tale. Si tratta del 45,7% della popolazione contro il 43,5% che ha detto di essere cresciuto in una famiglia protestante.

 

Una svolta attesa

Nei cento anni di storia del Paese, nato nel 1921, non era mai accaduto che il numero di cattolici fosse superiore al totale dei protestanti. Il sorpasso però non è del tutto inaspettato. Nell’ultimo censimento, svolto dieci anni fa, gli irlandesi del Nord cresciuti nella dottrina protestante erano il 48,4%. Quelli di estrazione cattolica erano già all’inseguimento, sotto solo di 3 punti percentuali. A svolgere un ruolo importante, in quello che è stato già ribattezzato “demographic tilt” (si legga ribaltamento demografico), sono stati i tassi di natalità che giocano a favore dei cattolici. Nel report non si parla solo di religione, ma anche di identità: il numero di persone che confessa di sentirsi "British" è sceso dal 40 al 32% ma resta comunque predominante, mentre si infoltisce la schiera degli “Irish”, ovvero dei nordirlandesi che si descrivono così.

 

Oltre i numeri

In un Paese che fino al 1998, anno dell’Accordo del Venerdì Santo, è stato dilaniato da un sanguinoso conflitto, che ha opposto nazionalisti e repubblicani, favorevoli all’unificazione con Dublino, a unionisti e lealisti, fedeli a Londra, le cifre del censimento si caricano di significati che vanno ben al di là dei freddi numeri. Molti osservatori ritengono infatti che questa inversione di tendenza non abbia solo un valore statistico. Quello della “maggioranza della popolazione protestante” è sempre stato un argomento forte degli "unionists". Anche se nelle Sei Contee il voto non è più confessionale, ovvero non rispecchia automaticamente l’appartenenza religiosa e identitaria, non si escludono ricadute: i nuovi equilibri rappresenterebbero una minaccia potenziale all’integrità del Regno Unito. 

 

Lo scenario

Basta dare uno sguardo alla situazione a Belfast per rendersi conto della complessità del tema. La notizia del sorpasso arriva pochi mesi dopo le elezioni che hanno consacrato vincitore il Sinn Féin. La formazione tradizionalmente legata alla causa indipendentista si è ritrovata per la prima volta con la maggioranza dei seggi. Sebbene nel corso della campagna elettorale la leader Michelle O’Neill abbia posto in primo piano i temi economici mettendo da parte le battaglie ideali, niente va dato per scontato. O’Neill ha commentato i risultati del report parlando di "mutamento "storico". In questo panorama il dibattito si riaccende e la prospettiva di un referendum sull’unificazione con la Repubblica di Irlanda prende forma.

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