Iraq, Moqtada Sadr annuncia il ritiro dalla politica: caos, scontri e vittime a Baghdad

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Dopo l’annuncio del leader sciita, i suoi sostenitori hanno protestato e occupato alcuni palazzi governativi. Scontri con i jihadisti sciiti filo-iraniani dei partiti armati sostenuti dall'ex premier Nuri al Maliki. Intervenute anche le forze di sicurezza governative. Oltre 30 morti e 700 feriti. Razzi e colpi di mortaio nella Zona Verde. Coprifuoco in tutto il Paese. Sadr chiede ai suoi seguaci di ritirarsi: “Rivoluzione non si fa con armi”. Il presidente Salih propone: "Elezioni anticipate per finire la crisi"

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Caos e scontri tra milizie sciite rivali a Baghdad, capitale dell’Iraq, dopo l’annuncio di Moqtada Sadr di volersi ritirare dalla politica. Secondo le fonti, gli scontri vedono da una parte le "Brigate della Pace" (Saraya as Salam) che riuniscono i seguaci armati del leader sciita Moqtada Sadr e, dall'altra, i jihadisti sciiti filo-iraniani dei partiti armati sostenuti dall'ex premier Nuri al Maliki. Moqtada Sadr è il vincitore delle ultime elezioni, mentre i partiti armati filo-iraniani sono stati sconfitti alle urne ma da anni fanno parte del sistema egemonico iracheno. Sono almeno 33 i sostenitori di Moqtada Sadr uccisi a colpi di arma da fuoco nella Green Zone di Baghdad durante gli scontri e l’occupazione dei palazzi governativi. Secondo fonti mediche, i feriti sarebbero oltre 700. In tutta la capitale è echeggiato il rumore di armi automatiche. Razzi nella Zona Verde, l'area altamente protetta nel centro che ospita istituzioni governative e ambasciate. Sadr ha chiesto ai suoi seguaci di ritirarsi. In serata il presidente Salih: "Elezioni anticipata per fermare la crisi". 

Gli scontri a Baghdad

Dopo le proteste di ieri, in mattinata sono ricominciati i combattimenti tra i sostenitori di Moqtada Sadr, l'esercito e gli uomini dell'Hachd al-Shaabi, ex paramilitari filo-iraniani integrati nelle forze regolari. Le forze di sicurezza governative sono intervenute anche coi lacrimogeni e sparando proiettili di gomma. Ma diverse persone sono state uccise a colpi di arma da fuoco da non meglio precisati uomini armati. Alcune fonti accusano i membri delle milizie jihadiste sciite filo-iraniane, ostili proprio ai sadristi, che hanno strappato e dato alle fiamme i simboli dell'influenza iraniana in Iraq. Altre fonti puntano invece il dito contro le forze di sicurezza governative. L'esercito ha prima annunciato l'imposizione del coprifuoco a Baghdad e poi ha esteso la misura a tutto il Paese. Coprifuoco prorogato anche per oggi, con le istituzioni pubbliche, le scuole, le banche chiuse per tutta la giornata.

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Sirene antiaeree nell'ambasciata degli Stati Uniti

Nelle scorse ore le sirene antiaeree hanno risuonato nell'ambasciata degli Stati Uniti nella Zona Verde di Baghdad. Testimoni sul posto hanno parlato di esplosioni nell’area dove si trovano edifici governativi e ambasciate straniere. Al Arabiya e Al Iraqiya hanno riferito di razzi e colpi di mortaio sparati contro la Zona Verde, con alcuni colpi che avrebbero colpito alcuni edifici. I combattimenti si starebbero concentrando con maggior intensità attorno alla sede del ministero degli esteri iracheno. Le forze speciali irachene sono dispiegate in forza nella zona ma non riescono a sedare gli scontri.

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Sadr: "La rivoluzione non si fa con le armi"

Dopo gli scontri, il leader sciita Moqtada Sadr ha intimato ai suoi seguaci armati di ritirarsi dalle strade dentro e attorno alla Zona Verde di Baghdad. Sadr ha anche confermato la sua decisione di ritirarsi "definitivamente" dalla vita politica. Ha poi chiesto pubblicamente scusa "al popolo iracheno" per i sanguinosi scontri a cui hanno partecipato i suoi seguaci. In una conferenza stampa trasmessa in tv, ha detto: "Sono molto rattristato per quello che sta accadendo in Iraq. Offro le scuse al popolo iracheno per quello che è successo". “La nostra patria è ora prigioniera della corruzione", ha aggiunto. E ancora: "La rivoluzione non si fa con le armi", ribadendo il fatto che "le proteste devono rimanere pacifiche". Il leader sciita ha anche ringraziato l'esercito e le forze di sicurezza "per essere rimaste neutrali" durante gli scontri tra i sadristi e le milizie filo-iraniane.

Le reazioni internazionali

L'Iran ha intanto sospeso i voli di linea per l'Iraq e chiuso il confine. Gli Stati Uniti hanno descritto la situazione come "preoccupante". Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha "seguito con preoccupazione le proteste in corso in Iraq, durante le quali i manifestanti sono entrati negli edifici governativi, ed è particolarmente preoccupato per le notizie di vittime". “Fa appello alla calma e alla moderazione ed esorta tutti gli attori interessati a prendere provvedimenti immediati per ridurre l'escalation della situazione ed evitare qualsiasi violenza", ha aggiunto un portavoce. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha fatto sapere che non ci sono rischi diretti per il personale del contingente italiano e di Nmi.

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Chi è Moqtada Sadr

Il caos a Baghdad è scoppiato di nuovo ieri pomeriggio, quando i sadristi si sono mobilitati in massa nella Zona Verde dopo che il loro leader aveva annunciato di ritirarsi dalla vita politica: una decisione presa da Sadr per sparigliare le carte nel contesto del muro contro muro da mesi in corso con il fronte sciita rivale. Centinaia di suoi seguaci hanno così preso d'assalto il Palazzo della Repubblica, sede del governo, dopo che nelle settimane scorse avevano occupato i locali del Parlamento. Sadr, che vanta discendenze dirette dal profeta Maometto, è il rampollo di una delle casate sciite più influenti di tutto il Medio Oriente. Bollato a lungo come leader populista e radicale, l'ex capo delle milizie anti-americane nell'Iraq post-Saddam ha nel corso degli anni preso sempre più le distanze dal vicino Iran e rafforzato la base di consenso: traducendo la popolarità in una serie di successi elettorali, fino alla vittoria, netta, registrata alle consultazioni di ottobre scorso (73 seggi sui 329 totali). In un Medio Oriente in cui i governi non vengono quasi mai guidati da chi vince le elezioni bensì da oligarchie capaci di dividersi la torta del potere attraverso la formula dell'unità nazionale, Sadr ha per mesi insistito, invano, nel voler ricoprire un ruolo di spicco sia nella scelta del premier (uno sciita) sia nella nomina del capo di Stato (un curdo), cariche entrambe vacanti. Dentro e fuori l'Iraq, nessuno ha sostenuto la formula di Sadr, che ha fatto più volte ricorso alla sua arma migliore: la mobilitazione dei suoi seguaci con l'occupazione fisica dei luoghi del potere istituzionale. Di fronte all'ennesimo stallo, Sadr ha prima ritirato tutti i suoi deputati e ha poi chiesto lo scioglimento del Parlamento, mosse rivelatesi inefficaci. Ha così invitato tutti i leader politici, lui compreso, a ritirarsi da ogni carica politica. Fino all'annuncio di ieri.

La proposta di Salih

Il presidente iracheno, Barham Salih, si è detto favorevole all'anticipazione delle elezioni politiche "per uscire dalla crisi" in cui si trova il Paese. "L'organizzazione di nuove elezioni anticipate con il consenso nazionale rappresenta un'uscita dalla crisi soffocante", ha affermato Salih in un discorso osservando che le elezioni darebbero "la stabilità sociale e politica oltre a una risposta alle aspirazioni del popolo". 

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