Libia, scontri armati a Tripoli: 23 morti e 140 feriti

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Le Nazioni Unite si sono dette "profondamente preoccupate per gli scontri armati in corso, compresi i bombardamenti indiscriminati medi e pesanti nei quartieri popolati da civili". L'appello della Missione di supporto dell'Onu in Libia (Unsmil): "Basta violenze"

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Continuano gli scontri tra milizie rivali nel cuore di Tripoli, capitale di una Libia nel caos, dove è salito ad almeno 23 morti e 140 feriti il bilancio degli scontri armati di oggi: lo riporta una nota del ministero della salute del governo libico di unità nazionale. Ad affrontarsi, secondo i media locali, sarebbero una milizia guidata da Haitham al Tajouri e un'altra legata ad Abdul Ghani Al Kikli (Gnewa). E' l'ulima escalation in un Paese diviso tra il governo di unità nazionale di Abdul Hamid Dbeibah e quello non riconosciuto di Fatih Bashagha, l'ex ministro degli Interni nominato a febbraio dal Parlamento di Tobruk. A inizio luglio decine di manifestanti avevano assaltato l'edificio del Parlamento. Il 22 luglio poi, i peggiori scontri tra milizie rivali a Tripoli dal 2020, avevano fatto in poche ore almeno 16 morti, compreso un bambino. Solo martedì scorso "profonda preoccupazione per le mobilitazioni militari e la minaccia dell'uso della forza" era arrivata dalla missione delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), con la richiesta di "un'immediata de-escalation" perché lo stallo politico e la crisi "non possono essere risolti attraverso il confronto armato

L'Onu chiede la cessazione immediata delle ostilità

 

Ancora "profonda preoccupazione" viene espressa oggi dalle Nazioni Unite in Libia per "gli scontri armati in corso, compresi bombardamenti indiscriminati", anche pesanti, in "quartieri abitati da civili a Tripoli", che "avrebbero provocato vittime civili e danni a strutture civili, ospedali inclusi". L'Onu - si legge sull'account Twitter della Missione in Libia (Unsmil) - chiede "la cessazione immediata delle ostilità e ricorda a tutte le parti l'obbligo di proteggere i civili e gli obiettivi civili secondo il diritto internazionale umanitario e al diritto internazionale dei diritti umani". E' inoltre "un imperativo che tutte le parti si astengano anche dall'uso di qualsiasi forma di discorso di odio e incitamento alla violenza". Anche gli Stati Uniti si sono detti "molto preoccupati per gli scontri violenti a Tripoli con notizie di vittime civili e distruzione di proprietà. Siamo al fianco del popolo libico nel chiedere un dialogo pacifico", si legge in un tweet dell'ambasciata Usa in Libia, che rilancia il messaggio delle Nazioni Unite.

 

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