"Una crisi umanitaria di proporzioni epiche": il governo pachistano definisce così la situazione nel Paese annunciando lo stato d'emergenza dopo le piogge monsoniche e le alluvioni che fino a oggi hanno causato 937 morti. Tra le vittime si contano 343 bambini
Una stagione dei monsoni estremamente distruttiva ha colpito il Pakistan dall’inizio dell’estate. Sono milioni le persone che state evacuate, i morti sfiorano i mille e tra questi più di 300 sono bambini. Il Paese sta attraversando il suo ottavo ciclo di monsoni, mentre normalmente ha solo tre o quattro cicli di pioggia. Le percentuali di super-inondazioni sono scioccanti”. Oltre a persistenti difficoltà economiche, il Pakistan è reduce da un periodo di caldo eccessivo nel quale sono state raggiunte temperature vicine ai 50 gradi. Terminata l’afa estrema, la popolazione è stata colpita dalle alluvioni distruttive. La nazione asiatica affronta il “peggior disastro umanitario degli ultimi dieci anni” secondo il ministero locale del cambiamento climatico. L’aeronautica militare pakistana ha intensificato le operazioni di soccorso nelle regioni del Belucistan, del Sindh e del Punjabi meridionale.
Monsoni sempre più violenti
Le aree del Belucistan e del Sindh che si trovano nel sud del Pakistan, solitamente non subiscono una stagione dei monsoni con piogge eccessive e hanno un clima umido e semi-arido. Eppure, dall’inizio dell’estate 2022, i venti monsonici hanno portato piogge e alluvioni che finora hanno causato enormi devastazioni. Secondo le Nazioni Unite le inondazioni hanno distrutto più di 95mila case e danneggiato altre centinaia di migliaia di edifici.
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Una delle cause è il riscaldamento globale
Il Pakistan ha un ministero dedicato esclusivamente ai cambiamenti climatici e gli ufficiali statali affermano che le inondazioni eccezionali di quest’anno sono dovute anche al riscaldamento globale. Sottolineando la necessità di misure di soccorso urgenti, la ministra Sherry Rehman ha dichiarato: “L’attuale catastrofe climatica richiede un’immediata mobilitazione internazionale e nazionale, non solo sotto forma di cibo, riparo e servizi di sopravvivenza di base, ma dobbiamo inoltre amplificare i nostri sforzi di salvataggio.