Da Vienna, dove la scorsa settimana sono ripresi i colloqiui per imporre limiti all'arricchimento dell'uranio iraniano, l'alto rappresentante agli Affari Esteri Ue conferma: "Ciò che può essere negoziato è stato negoziato ed è ora in un testo finale. Se le risposte saranno positive, potremo firmare". Ma Teheran replica: "Nulla di definitivo, restano questioni da risolvere"
L'Unione europea si prepara a presentare un "testo finale" ai colloqui di Vienna per recuperare l'accordo del 2015 volto a frenare le ambizioni nucleari dell'Iran. Lo ha confermato l'alto rappresentante agli Affari Esteri Ue, Josep Borrell, spiegando che "se le risposte saranno positive, si procederà alla firma. "Non siamo in una fase in cui possiamo parlare di una finalizzazione del testo", ha però replicato un diplomatico del ministero degli Esteri iraniano, precisando che "alcune discussioni su questioni in sospeso continuano e il risultato dei colloqui dipenderà dalla determinazione delle altre parti a prendere decisioni politiche sulle proposte già presenti".
La riapertura dei negoziati
I negoziati tra Stati Uniti, Iran e Unione Europea, con Bruxelles nel ruolo di coordinatore, sono ripresi a sorpresa la scorsa settimana a Vienna dopo i numerosi mesi di stallo seguiti alla decisione dell’ex presidente americano Donald Trump di abbandonare le trattative con lo stato mediorientale per limitare le sue politiche di arricchimento dell’uranio. A giocare un ruolo fondamentale in tal senso, è stato l'Alto rappresentante agli affari esteri Ue, Josep Borrell, che ha convinto Teheran a sedersi nuovamente al tavolo delle trattative nonostante la richiesta di sospendere le sanzioni sulla Guardia Rivoluzionaria, l'organizzazione paramilitare iraniana, non abbia trovato risposta dalla Casa Bianca.
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Rischio nucleare
Dopo la rottura delle trattative, nel 2018, l'Iran si è slegata dagli obblighi sanciti dagli accordi e ha ricominciato ad arricchire uranio. Il tasso di arricchimento, che nel piano d'azione congiunto era stato fissato al 3,67%, ha ormai raggiunto il 60%: una quota sufficiente, secondo gli esperti ma anche per lo stesso stato iraniano, a costruire una bomba atomica. A metà luglio Kamal Kharrazi, consigliere dell'ayatollah Khamenei, Guida suprema del Paese, aveva già fatto sapere che "l'Iran ha la capacità tecnica per costruire una bomba nucleare ma non c'è stata alcuna decisione di costruirne una". Parole cui hanno fatto eco una settimana fa quelle di Mohammad Eslami, capo dell'Agenzia per l'energia atomica di Teheran.
La parole di Borrell
"I negoziatori hanno utilizzato questi giorni di colloqui di prossimità tra Stati Uniti e Iran per mettere a punto e affrontare - con aggiustamenti tecnici - una manciata di questioni rimaste aperte nel testo che ho messo sul tavolo il 21 luglio, come coordinatore dell'accordo nucleare. Ciò che può essere negoziato è stato negoziato ed è ora in un testo finale". Lo ha dichiarato Borrell. Che ha aggiunto: "Tuttavia, dietro ogni questione tecnica e ogni paragrafo si nasconde una decisione politica che deve essere presa nelle capitali. Se le risposte saranno positive, potremo firmare l'accordo".