Lasciami andare, lo speciale di Sky TG24 sul fine vita in Svizzera

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Cristiana Mancini

In Svizzera il suicidio assistito è consentito, per questo molti italiani passano il confine per ottenerlo. Da Ginevra voci e storie di chi ha scelto di morire

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Diverse associazioni si offrono di prestare aiuto a chi vuole mettere fine ai propri giorni, la maggior parte si occupano esclusivamente di residenti in Svizzera, come la Exit, nella svizzera francese. A questi volontari si è rivolto Fernand, che ha compiuto cento anni quest’anno. La scelta di Fernand dipende dalle sofferenze profonde che il suo stato di salute precario gli ha provocato per anni ma anche dalla storia personale della moglie, una donna con la quale ha condiviso gran parte della vita, madre delle sue due figlie e che dopo anni di sofferenze ha finito i suoi giorni in un ospizio senza riuscire a riconoscere la sua famiglia.

Nel 1999 il primo suicidio assistito

Nata nel 1982, con lo scopo di combattere l’accanimento terapeutico, solo nel 1999 Exit ha portato a termine il primo suicidio assistito. Exit non chiede contributi, se si eccettua la quota associativa di 40 franchi. L'organizzazione accetta solo cittadini svizzeri: accogliere richieste provenienti da altri paesi risulterebbe di difficile gestione burocratica. Accettare gli stranieri porterebbe di conseguenza a un inevitabile aumento dei costi. Le associazioni che lo fanno chiedono dagli 8000 ai 10000 franchi per ogni assistenza al suicidio praticata. Anche Bernardette si è rivolta ad Exit: lo scorso anno ha accompagnato il padre nel suicidio assistito. Ci parla di lui, della sua vita prima della malattia e della madre che è ancora in vita ma che sarà la prossima a compiere questo passo appena la situazione diventerà insostenibile. Queste sono le loro storie.

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