Vaiolo delle scimmie, Oms: "92 casi confermati e 28 sospetti in 12 Paesi"

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L'Organizzazione mondiale della Sanità parla di una situazione "in evoluzione" e avverte che potrebbero essere scoperti più pazienti malati, man mano che la sorveglianza si espanderà negli Stati dove la malattia non è endemica. Biden: "Al lavoro su farmaci e vaccini"

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Sono 92 i casi confermati e 28 quelli sospetti di vaiolo delle scimmie segnalati all’Organizzazione mondiale della Sanità da 12 Stati, tutti Paesi dove la malattia non è endemica: Italia, Australia, Belgio, Germania, Francia, Canada, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia, Olanda e Stati Uniti. A questi si aggiungono due casi – uno confermato e uno sospetto – annunciati oggi da Israele. Per gli episodi segnalati non sono stati stabiliti collegamenti di viaggio in aree dove il vaiolo è diffuso. Sulla base delle informazioni disponibili, segnala l’Oms, “i casi sono stati identificati principalmente, ma non esclusivamente, tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini". La situazione, sottolinea l’Organizzazione, è in evoluzione e si prevede “che ci saranno più casi di vaiolo delle scimmie identificati, man mano che la sorveglianza si espande nei Paesi non endemici". Anche il presidente Usa Joe Biden ha parlato dell’argomento, dicendo che i focolai di vaiolo delle scimmie sono qualcosa "di cui tutti dovrebbero essere preoccupati". Le autorità sanitarie statunitensi stanno “lavorando duro per capire cosa fare”, ha aggiunto Biden, assicurando che si stanno studiando possibili farmaci e vaccini per contrastare la malattia.

Oms al lavoro per campagna di informazione e linee guida per sanitari

L’Oms, spiega in una nota, si sta concentrando su una campagna di informazione riguardo alla malattia, per cercare di raggiungere soprattutto “coloro che potrebbero essere più a rischio di infezione” e fermare così un’ulteriore diffusione del vaiolo. Le prove disponibili per il momento, dice l’Oms, suggeriscono che le persone più a rischio “sono coloro che hanno avuto uno stretto contatto fisico con qualcuno con il vaiolo delle scimmie, mentre sono sintomatici". Intanto l’Organizzazione ha anche fatto sapere di essere al lavoro per l’elaborazione di linee guida destinate a operatori sanitari che potrebbero essere a rischio malattia. 

epaselect epa08986946 Researchers work with samples of Covid-19, in the Laboratory of Diagnosis in Emerging and Reemerging Diseases (LaDEER) of the University of Guadalajara (UDG), state of Jalisco, Mexico, 03 February 2021 (Issued 04 February 2021). Mexican authorities and scientists are investigating a possible new strain of the coronavirus that causes covid-19 that would have been born in the western state of Jalisco and that would be added to other mutations that have arisen in the United Kingdom, Brazil or South Africa. Researchers from the Laboratory for the Diagnosis of Emerging and Reemerging Diseases (LaDEER) of the University of Guadalajara announced this week that they found a variation of the SARS-CoV-2 coronavirus in the samples of four infected people.  EPA/Francisco Guasco

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Il direttore generale dell'Ospedale Spallanzani di Roma, dove sono in cura i pazienti italiani, invita a non gridare all'allarme. La Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) ha intanto rilasciato una nota in cui cerca di fare chiarezza sulle modalità di trasmissione della malattia. Negli scorsi giorni, diverse autorità sanitarie – tra cui l’Ecdc - avevano messo in guardia i cittadini omosessuali, proprio perché molti dei casi sono stati riscontrati su uomini gay. Per evitare un’informazione scientifica non corretta e di stigmatizzare la comunità omosessuale, la Federazione ha precisato che la trasmissione sessuale non è l'unica modalità di trasmissione del vaiolo delle scimmie. "L'infezione può derivare da uno stretto contatto con secrezioni respiratorie, lesioni cutanee di una persona infetta od oggetti recentemente contaminati - spiega Fnomceo - e la trasmissione attraverso le particelle respiratorie delle goccioline di solito richiede un contatto faccia a faccia prolungato, il che mette a maggior rischio il personale sanitario oppure i membri della famiglia dei casi attivi. La catena di trasmissione più lunga documentata in una comunità è stata di sei infezioni successive da persona a persona. La trasmissione può avvenire anche attraverso la placenta dalla madre al feto".

I Paesi endemici

I Paesi dove la malattia è endemica, riferisce l’Oms, sono: Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana (identificato solo negli animali), Costa d'Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo e Sierra Leone. Gli Stati dell'Africa centrale che segnalano attualmente casi sono il Camerun e la Nigeria.

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