Malgrado lo scandalo, il premier britannico non ha mai pensato a dimettersi e la guerra in Ucraina rafforza la sua posizione. “Proprio perchè so che tante persone sono arrabbiate e deluse, sento anche un maggior obbligo di realizzare le priorità del popolo britannico” ha dichiarato ieri in aula
Boris Johnson torna a scusarsi in parlamento per il partygate, lo scandalo delle feste nel suo ufficio durante il lockdown. E lo fa "in tutta umiltà" dichiarando di aver ricevuto e pagato la multa per l'evento del 19 giugno 2020 a Downing street. "Ho sbagliato e mi scuso con tutto il cuore" ha detto più volte il premier britannico.
Le parole di Boris Johnson
Insieme alle scuse "senza riserve" pronunciate nel corso di un animato dibattito ai Comuni e al tentativo di giustificarsi con la sua "buona fede", Johnson ha ribadito che i britannici "hanno il diritto di aspettarsi di meglio dal loro primo ministro" sottolineando di non avere mai deliberatamente ingannato il Parlamento.
A fronte dell'offensiva delle opposizioni, a partire dal Labour che ne chiede con forza le dimissioni, il primo ministro ha più volte affermato di aver cercato di rimediare a quanto fatto, pagando subito la multa, rimettendosi all'indagine ancora in corso (che potrebbe fra l'altro riservargli nuove sanzioni) e portando a termine una riorganizzazione interna fra i suoi collaboratori a Downing Street. Allo stesso tempo ha rilanciato sulla necessità di restare al suo posto: "Il mio compito è quello di lavorare ogni giorno per rendere il popolo britannico più sicuro, più protetto e più prospero ed è quello che continuerò a fare" ha promesso a fronte della minaccia della guerra in Ucraina.
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I successi del governo secondo il premier
Johnson ha rimarcato alcune volte i successi del suo governo, in particolare sulla campagna vaccinale, ma ha prevalso in lui la scelta del profilo basso. Sembra comunque al momento reggere il partito di maggioranza: un solo deputato Tory ha formalizzato la sfiducia a BoJo, Mark Harper, ex ministro dell'era Cameron e dissidente interno dei Conservatori negli ultimi anni, fra l'altro come capofila degli oppositori del lockdown anche nei periodi peggiori della pandemia da Covid.
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Il leader d’opposizione Starmer
Il leader dell'opposizione laburista britannica Keir Starmer ha invece respinto come "una
barzelletta" le "scuse contorte" rinnovate dal premier conservatore sullo scandalo Partygate definendo Johnson "un disonesto" (venendo ripreso dal presidente della Camera per il linguaggio non parlamentare), ne ha respinto il tentativo di legare la vicenda alla crisi ucraina e ha ripetuto che il Paese lo ha già giudicato e che egli dovrebbe dimettersi "se avesse un minimo di dignità".
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Camera voterà su bugie Johnson
Intanto la Camera dei Comuni britannica potrà votare domani su una mozione presentata dalle opposizioni, Labour in testa, che chiede di deferire Johnson dinanzi al Privileges committee (sorta di commissione sulle autorizzazioni a procedere) per valutare se il premier conservatore abbia ingannato il Parlamento relativamente al Partygate. La proposta è stata dichiarata ammissibile dallo speaker dell'assemblea di Westminster, Lindsay Hoyle: ora spetterà all'aula decidere, anche se la maggioranza Tory ha largamente i numeri per silurarla, salvo una rivolta di massa.