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Guerra in Ucraina, Valerish: "Vivere nel bunker è diventato normale"

Mondo

Nadia Cavalleri

La giovane fotografa ucraina arrivata in Italia racconta come è cambiata la sua vita da quando è scoppiata la guerra e il ruolo che i suoi racconti tragicomici sui social possono avere per aiutare la raccolta fondi per supportare i civili rimasti fra le macerie

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Valeria,  o Valerish come la conosciamo tutti in Rete, è arrivata in Italia grazie ad un corridoio umanitario, partendo da Kiev dopo aver trascorso 17 giorni in un rifugio anti bombe con la sua famiglia. La sua città, Chernihiv, era circondata da militari russi che sparavano sulle auto di chi stava cercando di scappare, ma lei ad un certo punto ha deciso di andare via nonostante il pericolo del viaggio, perchè non poteva rassegnarsi al fatto che la guerra stesse diventando un fatto normale, che la routine del rifugio diventasse normale e che la sua quotidianità fosse fatta di sirene anti aereo e cibo in scatola, con suo papà che prepara caffè e sua mamma che prepara pancakes. "Per la gente che è rimasta in Ucraina, condurre una vita nel bunker e fare una vita semplice è diventato una normale routine, ma non va bene, la gente deve cambiare qualcosa; credo che alcune persone non capiscano proprio cosa sta accadendo: senti una bomba? ok... senti una sirena anti aereo? ok... non hai più l'acqua? ok... tutto questo inizia a sembrare normale ma non è normale!".

Il racconto della guerra sui social

Valeria ha 20 anni, fa la fotografa e i video che ha realizzato e postato sui suoi account Tiktok e Instagram sono diventati virali. Usa un linguaggio giovane e un'ironia amara per mostrare quanto sta succedendo a casa sua. "Io faccio tutto con umorismo perchè vengo da una famiglia così, che ha senso dell'umorismo, anche macabro a volte, e me lo ha trasmesso. Ho iniziato a fare video di questo tipo e ho visto che alle persone piacevano, che li guardavano e commentavano e ho capito che questo poteva essere un buon modo per aiutare il mio Paese mostrando cosa succede". Quando le chiediamo se non teme che i più giovani possano equivocare il messaggio e pensare che si tratti solo di un gioco è molto chiara: "quando parlo dei civili che muoiono sono sempre molto seria, sulla morte non si scherza, ma se ringrazio Putin per tutte le case distrutte, allora credo che tutti siano in grado di capire che sto facendo sarcasmo".

La raccolta fondi per Chernihiv

Valeria ha trovato il modo, tramite il suo successo in rete, di dare visibilità all'associazione Palyanytsia (https://dopomoga.cn.ua/) che ogni giorno si occupa di portare cibo, acqua, vestiti, medicinali e altri generi di prima necessità ai civili rimasti a vivere fra le macerie. "Nella mia città" ci spiega Valeria "sono stati abbattuti i due ponti che venivano usati per portare gli aiuti umanitari, quindi ora l'unico modo di fare arrivare qualcosa è usando le barche lungo il fiume".  

 

Presente e futuro

Da Milano, dove si trova oggi e dove resterà almeno per un anno, Valeria sta progettando la sua nuova vita; non pensa che le sarà possibile ritornare presto in Ucraina dove l'economia è in ginocchio e per i giovani non ci sono prospettive e nemmeno sicurezze. Il suo più grande augurio è che la guerra si fermi presto "Putin fermati" dice ad un certo punto "c'è solo un Paese che può mettere fine a tutto questo, ed è la Russia" sottolinea prima di concludere "non voglio che la mia gente muoia cercando la libertà nel 2022".

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