Guerra in Ucraina, Franklin Foer: negoziati necessari, ma la posizione di Putin è chiara

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intervista di Valentina Clemente

"I negoziati tra l'Ucraina e la Russia sono fondamentali. Ma è pur vero che Vladimir Putin, sin dal primo giorno, ha chiarito la sua posizione e dettato il suo piano, ovvero riprendere l'Ucraina il prima possibile. Fare previsioni è sbagliato: basandoci però sulle notizie di questi giorni, possiamo dire che questo conflitto non si risolverà presto. Una guerra che sicuramente influenzerà anche il voto delle elezioni di metà mandato". Così Franklin Foer, autore a The Atlantic, a Sky TG24

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"Non c'è dubbio che sia una guerra per scelta. Anche se la Russia ha avuto ansia strategica per la presenza della NATO nella sua sfera di influenza, non è successo nulla che giustifichi le violenze in Ucraina. Ciò che è emerso è così al di là dei limiti della necessità strategica e della ragione. Credo che lo stesso Putin abbia avuto più di qualche difficoltà a spiegare quanto ha scelto di fare ma, allo stesso tempo, ritengo non si aspettasse la reazione da parte del resto del mondo. Per provare a raggiungere i suoi obiettivi ha unito l'Europa e gli Stati Uniti e ha ricevuto delle sanzioni così pesanti che mai, nella storia, erano state imposte". Franklin Foer, staff writer a The Atlantic risponde così alla mia domanda: "È una guerra di necessità o di scelta, per Vladimir Putin". Putin che si confronta con Volodymyr Zelenskyy, presidente ucraino, con un background molto diverso dal suo.

Zelensky leader "inatteso"

Pensa che Volodymyr Zelenskyy sia il presidente di cui, oggi, l'Ucraina ha bisogno?

 

"C'è un contrasto molto affascinante tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelenskyy. Putin ha creato un suo modo di comunicare nel corso degli anni: da tempo usa Facebook e altri social media per cambiare l'opinione globale. Zelenskyy, che arriva dal mondo dell'intrattenimento, ha usato dei video virali e discorsi per smuovere non solo la sua nazione, ma anche l'opinione europea e globale. Un modus operandi efficace. Due o tre settimane fa, quando ancora non c'era una guerra, nessuno si sarebbe mai aspettato che Zelenskyy avrebbe assunto una posizione così forte e che il mondo intero si sarebbe schierato a favore dell'Ucraina". 

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La politica estera di Joe Biden: crede che il suo ruolo, in questa crisi internazionale, sia abbastanza forte?

 

"Certo. Joe Biden, in questo suo primo anno alla Casa Bianca, ha cercato di ricreare tutte le relazioni diplomatiche che la presidenza Trump aveva danneggiato. Penso avrebbe preferito concentrarsi sulle relazioni diplomatiche con la Cina, ma ora il focus è su quanto sta accadendo in Ucraina. Dopo l'Afghanistan, il presidente sta riguadagnando fiducia dagli americani: è un capo di Stato in grado di unirsi agli altri leader del mondo, senza sovrastare nessuno ma capace di far valere la posizione degli Stati Uniti".

 

Quanto sta accadendo in Ucraina influenzerà i risultati delle elezioni di metà mandato, a novembre?

"In qualche modo sì, perché se aumenta il costo dei beni di prima necessità e della benzina gli elettori tenderanno a punire il partito che, in quel momento, è al governo. Ma è ancora presto per fare una previsione per novembre 2022, impossibile guardare già al 2024".

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