Tonga, dopo eruzione vulcano e tsunami. Nube di cenere e black-out elettrico

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Le isole sono ancora avvolte dalla cenere, senza internet, in black-out elettrico, con le linee telefoniche interrotte e le comunicazioni affidate a qualche satellitare. Gli aiuti degli altri Paesi sono resi difficoltosi dalle condizioni dell’aeroporto principale e dai timori che dall’estero arrivi un’ondata di coronavirus. Non è ancora chiara l’entità dei danni e il numero delle vittime: due quelle confermate

Dopo lo tsunami del 15 gennaio scorso, causato dalla potente eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Haʻapai, Tonga è ancora isolata. Le isole sono avvolte dalla cenere, senza internet, in black-out elettrico, con le linee telefoniche interrotte e le comunicazioni affidate a qualche satellitare. E mentre non è ancora chiara l'entità delle distruzioni e delle vittime, gli aiuti degli altri Paesi non riescono ad arrivare a causa della cenere che ricopre la pista del principale aeroporto. Intanto, non si ha conferma della nuova eruzione del vulcano segnalata dall'australiano Volcanic Ash Advisory Center (Vaac). Il Pacific Tsunami Warning Center (Ptwc), con sede alle Hawaii, ha comunque affermato di aver localizzato grandi onde anomale nella regione: "Potrebbero essere state generate da un'altra esplosione del vulcano a Tonga", visto che "non sono noti terremoti di dimensioni significative" che possano averlo fatto.

Gli aiuti dalla Nuova Zelanda non riescono ad arrivare

Non riescono a raggiungere Tonga, in particolare, gli aerei di aiuti inviati dalla Nuova Zelanda: secondo la Bbc, non possono atterrare per via della cenere che ha ricoperto la pista del principale aeroporto dopo l'eruzione del vulcano che ha provocato uno tsunami e tagliato tutti i collegamenti. Circa 200 persone hanno cercato di ripulire la pista come potevano, ma ne sono stati liberati soltanto 100 metri. La ministra degli Esteri neozelandese Nanaia Mahuta ha spiegato che un C-130 carico di aiuti umanitari, soprattutto acqua che in questo momento è l'emergenza principale ma anche generatori e kit igienici, è pronto a decollare per Tonga ma la cenere in questo momento rende impossibile l'operazione. Quanto alle navi militari con i rifornimenti, ci vorranno almeno tre giorni prima che riescano a raggiungere l'arcipelago.

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Vittime, danni, soccorsi

E mentre non ha ancora certezze di quali siano i danni, salgono a due le vittime confermate. Una è la 50enne britannica Angela Glover, sommersa dallo tsunami mentre cercava di salvare i cani randagi di cui si occupava. Secondo la Federazione internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ifrc), inoltre, fino a 80mila persone potrebbero essere in condizioni disagiate. La prima ministra neozelandese Jacinda Ardern ha affermato che lo tsunami ha provocato "danni significativi". Di danni significativi alle abitazioni e ai resort ha parlato anche il ministro australiano per il Pacifico Zed Seselja, secondo il quale invece l'aeroporto sembra in buone condizioni. Ci vorranno almeno due settimane per ripristinare le connessioni internet, dopo che un cavo sottomarino è stato tranciato dallo tsunami. A rendere i soccorsi internazionali difficili sono anche i timori del governo che con gli aiuti possa arrivare il Covid, da cui l'arcipelago è stato risparmiato. Il vice capo missione di Tonga in Australia, Curtis Tu'ihalangingie, ha chiesto pazienza mentre il governo di Tonga decide come organizzare gli aiuti. "Non vogliamo portare un'altra ondata - uno tsunami di Covid-19", ha detto alla Reuters al telefono spiegando che qualsiasi aiuto inviato a Tonga dovrebbe essere messo in quarantena e che probabilmente nessun personale straniero sarebbe autorizzato a sbarcare dagli aerei.

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L’appello del lottatore Pita Taufatofua

A chiedere aiuto è stato invece Pita Taufatofua, il lottatore portabandiera di Tonga a tre Olimpiadi: al momento dell'eruzione e dello tsunami si trovava in Australia per allenarsi e ha lanciato via social un appello e una raccolta fondi che dopo poche ore aveva già raggiunto i 40mila euro. Pita ha fatto sapere di non avere notizie del padre, governatore di Ha'apai, una delle isole più a sud nell'arcipelago dell'Oceano Pacifico e più vicine alla zona dell'eruzione. "Il mondo ci aiuti", ha detto, "i soldi che raccoglieremo serviranno per le famiglie più bisognose".

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