Kazakistan, proteste per caro gas: il presidente scioglie il governo

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Kassym Khomart Tokayev ha decretato lo stato di emergenza dal 5 al 19 gennaio ad Almaty e nella regione petrolifera di Mangystau. Imposto un coprifuoco notturno. Accettate intanto le dimissioni dell’esecutivo guidato da Askar Mamin. In varie città sono scoppiati disordini legati all'aumento dei prezzi del gas. Almeno 200 persone sono state arrestate, feriti 95 agenti

Il presidente del Kazakistan ha sciolto oggi il suo governo, in risposta alle proteste scoppiate in una provincia ricca di petrolio del paese dell'Asia centrale per problemi legati all'aumento dei prezzi del gas. Un decreto pubblicato sul sito presidenziale indica che Kassym-Jomart Tokayev ha accettato le dimissioni del governo guidato dal primo ministro Askar Mamin. Il vice primo ministro Alikhan Smailov assumerà il ruolo di premier ad interim fino alla formazione del nuovo governo, viene precisato. L’obiettivo è di prevenire e in parte di spegnere i disordini senza precedenti di questi giorni generati dalle proteste. La polizia ha reso noto che durante le proteste ha arrestato più di 200 persone e che 95 dei suoi agenti sono rimasti feriti negli scontri.

Lo stato di emergenza

Ieri il capo dello Stato aveva dichiarato lo stato di emergenza dal 5 gennaio fino al 19 gennaio nella regione petrolifera del Mangystau e ad Almaty, la capitale economica. Il coprifuoco sarà in vigore dalle 23 alle 7. La polizia ha usato granate assordanti e gas lacrimogeni ad Almaty per disperdere una manifestazione contro l'aumento dei prezzi del gas che aveva riunito diverse migliaia di persone. La manifestazione, in un Paese autoritario dove questo tipo di assembramento è raro, segue alla rabbia che da domenica è scoppiata in diverse città dopo l'aumento dei prezzi del gas naturale liquefatto: prima a Janaozen, nell'ovest del Paese ricco di risorse naturali, per poi estendersi alla grande città di Aktau, sulle rive del Mar Caspio.

Le proteste

Almaty, capitale economica di questa vasta repubblica ex sovietica dell'Asia centrale, ha vissuto scene di caos martedì sera, con la polizia che ha disperso migliaia di manifestanti indignati per un aumento del prezzo del gas di petrolio liquefatto (GPL) con granate stordenti e gas lacrimogeni. Il movimento contro l'aumento del prezzo del gas è iniziato nel fine settimana nella città di Zhanaozen, nel cuore della regione occidentale di Mangystau. Il movimento di questi giorni si è diffuso nella grande città regionale di Aktau, sulle rive del Mar Caspio, dove le immagini pubblicate sui social media hanno mostrato la polizia che circondava i manifestanti, lunedì sera. Un giornalista dell'AFP ad Almaty ha visto la polizia sparare granate stordenti e gas lacrimogeni su una folla di circa 5.000 persone che stava crescendo mentre marciava attraverso il centro della città, gridando slogan antigovernativi.

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Gli annunci del presidente

Il presidente kazako si è rivolto alla popolazione in un video postato sui social network per invitare alla "prudenza" e a "non cedere alle provocazioni". attaccando veicoli. I servizi di messaggistica WhatsApp, Telegram e Signal sono stati interrotti di notte. Il presidente ha twittato martedì che le autorità avevano deciso di ridurre il prezzo di un litro di GPL a Mangystau da 120 a 50 tenge (0,11 dollari) per "garantire la stabilità del Paese", anche se questo non è riuscito a sedare le proteste. Piccoli cortei e arresti sono stati segnalati anche nella capitale Nur-Sultan (ex Astana), dal nome dell'ancora potente ex presidente Nursultan Nazarbayev che nel 2019 ha eletto Tokayev come suo successore. Tokayev è entrato in carica nel 2019, scelto come successore da Nazarbayev, uno stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin. Ma Nazarbayev, che ha 81 anni e ha governato il Kazakistan dal 1989, mantiene il controllo sul Paese come presidente del consiglio di sicurezza e "Leader della nazione”, un ruolo costituzionale che gli consente privilegi unici di definizione delle politiche, nonché l'immunità. Le proteste spontanee e non autorizzate sono illegali, nonostante una legge del 2020 che è passata allentando alcune restrizioni della libertà di riunione nello Stato autoritario.

Mosca: seguiamo situazione da vicino

"Stiamo seguendo da vicino la situazione in Kazakistan", ha affermato il ministero degli Esteri russo aggiungendo che al momento "non vi sono informazioni di cittadini russi feriti" nei disordini scoppiati in alcune città per l'aumento dei prezzi del gas. La Russia e il Kazakistan hanno un profondo legame storico: il Paese dell'Asia centrale è una ex repubblica sovietica.

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