La strage è l'ennesima riprova della gravità della situazione nel Paese asiatico, dove l'esercito autore del golpe lo scorso febbraio impiega sempre più il pugno di ferro contro il dissenso. Secondo la milizia dei ribelli Karenni, le persone uccise erano civili che cercavano di mettersi in salvo dai combattimenti nella zona
Almeno 38 civili uccisi, gran parte dei quali ritrovati carbonizzati, in un'area dove è radicata la minoranza cristiana cattolica: il massacro di Natale di cui si è macchiato due giorni fa l'esercito birmano ha provocato sdegno sui social media e tra le organizzazioni coinvolte, a partire da Save the Children, che teme l'uccisione anche di due suoi dipendenti ancora dispersi. In scia ad altre uccisioni di massa emerse fin da giugno, la strage è l'ennesima riprova della gravità della situazione nel Paese asiatico, dove l'esercito autore del golpe lo scorso febbraio impiega sempre più il pugno di ferro contro il dissenso.
Donne e bambini
Stavolta il massacro, nel quale secondo Save the Children sono morte almeno 38 persone tra cui donne e bambini, è avvenuto nello stato Kayah, nell'est del Paese: un'area dove da decenni la minoranza Karenni - in maggioranza cattolica - rivendica una maggiore autonomia. Ieri mattina, i resti carbonizzati di sette veicoli sono stati ritrovati nella cittadina di Hpruso. Tra i veicoli c'era anche quello di due birmani che lavoravano per Save the Children e stavano tornando a casa. L'organizzazione, che si è detta "inorridita", ha sospeso tutte le sue operazioni nell'area ma anche in altre regioni birmane dove è attiva. Secondo la milizia dei ribelli Karenni, le persone uccise erano civili che cercavano di mettersi in salvo dai combattimenti nella zona.
La giunta militare nega il massacro
La giunta militare golpista in Myanmar ha smentito la notizia di un massacro di civili. Il ministero degli Esteri birmano ha detto in un comunicato stampa che i rapporti provenivano da "elementi antigovernativi, terroristi e gruppi di insorti" e che non sono stati verificati, secondo la stampa filo-governativa. La risposta della giunta militare, che ha preso il potere con un colpo di stato il primo febbraio e ha brutalmente represso l'opposizione al comando militare, segue le condanne delle ambasciate, compresi gli Stati Uniti, e delle organizzazioni internazionali, tra cui l'ONU.
Inviata Onu: "Molto preoccupata per violenze"
La nuova inviata speciale delle Nazioni Unite per la Birmania, Noeleen Heyzer, si e' detta oggi "profondamente preoccupata" per l'escalation della violenza nel Paese ed ha lanciato un appello per un cessate il fuoco in occasione del nuovo anno tra i militari e gli oppositori del regime. L'inviata speciale Noeleen Heyzer "è profondamente preoccupata per la continua escalation della violenza nello Stato di Kayin ed in altre parti di Myanmar", ha fatto sapere il suo ufficio in un comunicato. Si tratta della prima dichiarazione di Heyzer dalla sua nomina lo scorso ottobre.