Crisi migranti, Bielorussia minaccia blocco gas russo verso Ue. Mosca: "Non ci fermiamo"

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Bruxelles accusa il governo di Minsk di utilizzare il flusso di persone in arrivo dagli Stati balcanici come strumento di pressing politico. Lukashenko: "Europa minaccia sanzioni. E se interrompessimo rifornimento di gas?". Mosca: "L'affidabilità della Russia come fornitore e partner secondo gli attuali e i futuri contratti è fuori discussione". Putin a Merkel: "Non isolare Minsk". Continuano i respingimenti al confine tra Polonia e Bielorussia. E la Turkish Airlines taglia i voli per Minsk su pressione dell'Ue

Va avanti la crisi sul confine tra Bielorussia e Polonia, dove continuano a rimanere bloccati migliaia di migranti in arrivo dagli Stati balcanici. L’Unione europea accusa Minsk di utilizzarli deliberatamente come strumento politico per mettere sotto pressione l’Europa e minaccia l’imposizione di nuove sanzioni, tra cui la chiusura delle frontiere esterne. Il presidente bielorusso Lukashenko rilancia: “Forniamo calore all’Europa e loro parlano di chiudere la frontiera. E se interrompessimo l’erogazione di gas naturale?”, ha detto riferendosi al gasdotto Yamal-Europe, che dalla Russia porta il combustibile in Polonia e Germania. Ma Mosca, attraverso il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, assicura: "L'affidabilità della Russia come fornitore e partner secondo gli attuali e i futuri contratti è fuori discussione".

Le possibili sanzioni alla Bielorussia

“Non ci facciamo intimidire”, è stata la replica immediata del commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. I Paesi Ue vanno avanti nella definizione di quelle che potrebbero essere le nuove sanzioni da imporre alla Bielorussia, che dovrebbero arrivare lunedì prossimo sul tavolo dei vari ministri degli Esteri. Secondo la portavoce della Commissione europea, Dana Spinant, Lukashenko “sa bene cosa sta facendo, sa bene che strumentalizza i migranti, che fa disinformazione e che mette pressione sulle frontiere dell'Unione". Per questo, ha ribadito, "lo strumento che utilizziamo già, e che estenderemo, sono le sanzioni". Al vaglio ci sono misure contro 29 enti e individui bielorussi, tra cui la compagnia aerea Belavia, accusata di portare i migranti in Bielorussia con lo scopo di ammassarli contro il confine dell’Unione. Sarebbe il secondo pacchetto di sanzioni che Bruxelles vara contro la Bielorussia, dopo quelle che hanno già colpito il Paese a seguito delle elezioni, secondo l’Ue “fraudolente”, che confermarono Lukashenko ormai due anni fa.

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Russia e Turchia

La minaccia di bloccare il fornimento di gas, che andrebbe a peggiorare la carenza di materie prime in cui versa l’Unione, secondo la leader dell’opposizione bielorussa Svetlana Tikhanovskaya sarebbe solo sulla carta: “Sarebbe più dannoso per Lukashenko che per l’Ue”. Con Minsk si schiera invece il presidente russo Vladimir Putin. In una telefonata con la cancelliera tedesca uscente, Angela Merkel, il capo del Cremlino avrebbe invitato l’Unione a ripristinare i contatti con la Bielorussia invece che provare a isolarla dagli Stati membri. Estonia, Francia e Irlanda hanno richiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza Onu per chiedere alla Russia chiarimenti su un possibile coinvolgimento di Mosca nello spingere i migranti verso le frontiere europee. Accuse smentite dal viceambasciatore russo all’Onu Dmitry Polyanskiy. Intanto, il ministro degli Affari esteri tedesco Heiko Maas ipotizza di applicare sanzioni non solo alla Bielorussia, ma anche ai Paesi di transito dei migranti, definiti “complici” delle attività di Lukashenko. Il riferimento è alla Turchia, contro cui anche il premier polacco Mateusz Morawiecki ha già puntato il dito. Accuse che, secondo il presidente turco Erdogan, sarebbero solo “menzogne”. "Dire che la crisi dei rifugiati ha origine dalla Turchia è vergognoso", ha detto, rivendicando il merito di ospitare 5 milioni di rifugiati.

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Turkish Airlines taglia voli per Minsk

Nel mentre, per tagliare alla radice il flusso migratorio verso i confini Ue dalla Bielorussia, la Commissione europea sta premendo sulle compagnie aeree, in particolare sulla Turkish Airlines (molto attiva nella rotta tra Medio Oriente e Minsk). Secondo fonti Ue, riprese da Politico, le autorità turche sospenderanno la vendita di biglietti di sola andata per Minsk. Impediranno inoltre alla compagnia aerea bielorussa Belavia di utilizzare la rete mediorientale di Turkish Airlines in accordi di codeshare, che hanno permesso ai migranti di volare a Istanbul e poi prendere voli per Minsk. In terzo luogo, la compagnia aerea smetterà di vendere biglietti da Istanbul a Minsk a persone di determinate nazionalità, tra cui iracheni, siriani e yemeniti.

La situazione al confine tra Polonia e Bielorussia

Intanto la situazione al confine tra Polonia e Bielorussia rimane critica, con migliaia di profughi, soprattutto curdi iracheni, ammassati nei boschi lungo il filo spinato che ha separato l’Unione europea da Minsk. Nella notte tra mercoledì 10 e giovedì 11 novembre 150 persone hanno tentato di forzare la frontiera e sono state respinte, ha fatto sapere il governo polacco. Nelle stesse ore sfilavano a Varsavia migliaia di manifestanti di estrema destra - presenti anche membri di Forza Nuova - tra imponenti misure di sicurezza. "Sparate! Sparate!", è stato uno degli slogan scanditi dal corteo e rivolto alle guardie di frontiera schierate a Sokolka, vicino al confine. A dicembre andrà in Polonia anche il leader della Lega Matteo Salvini, invitato dal leader del Pis (Diritto e Giustizia, al governo) Jaroslaw Kaczynski, per parlare di "controllo del territorio e dei rischi legati all'immigrazione clandestina. Perché - ha spiegato il leader della Lega - ai confini dell'Europa sta succedendo qualcosa di pericoloso".

L’allarme Usa: la Russia guarda al Donbass

Dagli Usa arriva anche l'allarme su un aumento sospetto di truppe russe al confine con l'Ucraina, temendo che Mosca possa approfittare del caos alle frontiere europee per replicare l'invasione della Crimea del 2014. Washington ne ha chiesto conto direttamente alla Russia, come ha riferito il Pentagono, trasmettendo l'allerta anche alle cancellerie europee. 

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