Guerra in Etiopia, i ribelli assediano la periferia della capitale Addis Abeba

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A un anno dal conflitto, il premier Abiy chiama alle armi per fermare l'avanzata dei ribelli tra accuse reciproche di stupri e genocidio. Dichiarato stato di emergenza per sei mesi

Si trovano alla periferia di Addis Abeba, la capitale dell'Etiopia, i ribelli del Fronte popolare di liberazione del Tigray e dell'Esercito di liberazione degli Oromo. Lo ha riferito una fonte diplomatica in Etiopia alla Cnn, all'indomani della dichiarazione dello stato di emergenza nel Paese per il rischio di un'offensiva contro la capitale e dell'appello a prendere le armi contro i ribelli lanciato dal governo. Secondo la fonte, i ribelli hanno le capacità militari per entrare ad Addis Abeba in poco tempo se lo volessero, ma "le prossime mosse dipenderanno dagli Stati Uniti". L'inviato speciale degli Usa per il Corno d'Africa, Jeffrey Feltman, si recherà in Etiopia oggi per cercare una soluzione pacifica al conflitto in corso fra il governo e i ribelli del Tigré. 

L'appello al cessate il fuoco dell'UE

L'Unione europea ha invece ribadito che non esiste una soluzione militare, in Etiopia, e invitato tutte le parti in conflitto "ad attuare un cessate il fuoco significativo con effetto immediato e ad avviare negoziati politici senza precondizioni". L'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, ha sottolineato che nel Tigray, le violenze hanno costretto quasi 3 milioni di persone a fuggire dalle proprie case e che più di 5 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente. 

Un anno di conflitto in Etiopia

La guerra interetnica è scoppiata esattamente un anno fa nell'Etiopia del primo ministro - e paradossalmente premio Nobel per la pace 2019 - Abiy Ahmed. I minoritari ribelli tigrini alleatisi con quelli oromo della maggiore etnia del paese sono ormai lanciati alla conquista della capitale, Addis Abeba, facendo scattare lo stato di emergenza tra le denunce dell'Onu sugli orrori perpetrati da entrambi le parti. In un rapporto relativo ai primi otto mesi del conflitto, la guerra nel Tigré è stata caratterizzata da violenze che "possono costituire crimini di guerra" e "contro l'umanità". Il dossier appena pubblicato dall'alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani assieme a una commissione etiope denuncia esecuzioni extragiudiziali, torture, rapimenti, violenze sessuali compresi stupri di gruppo di donne e uomini, oltre a saccheggi: fra gli esempi dell'estrema brutalità di questa guerra iniziata il 4 novembre dell'anno scorso c'è l'uccisione, a settembre, di 47 civili a Chenna, un villaggio di etnia amhara controllato dal Tplf. Abiy aveva frettolosamente proclamato una vittoria il 28 novembre dell'anno scorso ma a giugno i Tplf avevano conquistato la maggior parte della loro regione, costringendo il governo a dichiarare un cessate il fuoco unilaterale. 

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