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Turchia, Erdogan ci ripensa: i 10 ambasciatori occidentali non saranno espulsi

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 Dopo le minacce di espulsione dei 10 diplomatici, il presidente turco all'ultimo momento ha tirato il freno, evitando una nuova gravissima crisi diplomatica. Attesa per il G20 di Roma, in cui inconterà i leader dei Paesi occidentali

Retromarcia di Erdogan sugli ambasciatori occidentali. Dopo le minacce di espulsione dei 10 diplomatici che avevano chiesto il rilascio del filantropo Osman Kavala - tra cui quelli di Usa, Francia e Germania - il presidente turco all'ultimo momento ha tirato il freno, evitando la definitiva deflagrazione di una gravissima crisi diplomatica.

 

Erdogan: "D'ora in poi saranno più cauti"

  "E' arrivata un'altra dichiarazione da parte di questi ambasciatori che cita il loro impegno rispetto all'articolo 41 della Convenzione di Vienna e credo che ora saranno più cauti", ha detto il Sultano in un lungo discorso alla nazione, evocando un comunicato con cui le ambasciate occidentali avevano in realtà difeso l'appello per l'attivista, definendolo in linea con la Convenzione di Vienna, che impone alle missioni diplomatiche di non interferire con le leggi degli Stati che li ospitano. "Non volevamo provocare una crisi ma la magistratura turca non prende ordini da nessuno" e la loro "mancanza di rispetto doveva ricevere una risposta", ha affermato Erdogan, scagliandosi ancora duramente contro gli ambasciatori e parlando di "dichiarazioni infondate e irrispettose".

L'appello per la scarcerazione del filantropo Kavala

L'appello per Kavala, detenuto da oltre quattro anni senza alcuna condanna, era stato siglato una settimana fa dalle ambasciate in Turchia di Usa, Canada, Francia, Germania, Olanda, Finlandia, Danimarca, Norvegia, Svezia e Nuova Zelanda per sollecitare Ankara a scarcerarlo, come stabilito da una decisione della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo del 2019. Intanto, il filantropo ha giù annunciato che non si presenterà alla prossima udienza del suo processo, in programma il 26 novembre. Solo pochi giorni dopo il Consiglio d'Europa potrebbe aprire un provvedimento disciplinare nei confronti della Turchia, nel caso Ankara continuasse a dimostrarsi inadempiente verso la sentenza della Corte di Strasburgo.

A pesare il tonfo della Lira turca

A pesare sulla retromarcia di Erdogan è stato probabilmente l'ennesimo tonfo della lira turca, che questa mattina ha toccato nuovi record negativi alla prima apertura dei mercati dopo l'attacco di sabato ai diplomatici. Secondo alcuni media turchi, in questi giorni il ministero degli Esteri avrebbe tentato di dissuadere il Sultano e alcuni funzionari del governo lo avrebbero anche informato rispetto alle possibili conseguenze negative sull'economia.

Attesa per il G20 di Roma

Nonostante il passo indietro, la crisi dei diplomatici è destinata comunque a pesare ancora sulle relazioni sempre più complicate tra la Turchia e l'Occidente. Al G20 in programma a Roma (LO SPECIALE) nel fine settimana, Erdogan incontrerà le massime autorità di alcuni dei Paesi di cui aveva dichiarato gli ambasciatori ad Ankara "persona non grata". Tra questi anche il presidente americano Joe Biden, con cui spera di riuscire a risolvere le varie crisi che da anni separano Ankara da Washington, come l'acquisto da parte della Turchia del sistema di difesa missilistico russo S-400, il sostegno degli Usa alle milizie curde in Siria, che Ankara ritiene terroriste, e la mancata estradizione del predicatore turco residente in Pennsylvania Fethullah Gulen, che Erdogan considera la mente del tentato golpe del 2016.

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