Facebook, spunta nuova talpa: l’azienda per arricchirsi permette odio e disinformazione

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Un ex dipendente - in una dichiarazione riportata dal Washington Post - riferisce le parole di un ex funzionario che nel 2017 parlando delle interferenze russe nelle elezioni Usa disse: “In poche settimane si concentreranno su altro mentre noi stampiamo soldi". Secondo il New York Times, che cita documenti interni all’azienda, alcuni dipendenti avrebbero lanciato l’allarme sulla diffusione di disinformazione e teorie della cospirazione prima del voto del 2020, ma la società non è riuscita a gestire il problema

Ancora accuse per Facebook. Secondo il Washington Post, che riporta le parole di un ex dipendente contenute in una dichiarazione giurata, il social di Mark Zuckerberg ha messo la crescita e i profitti al di sopra della battaglia contro i discorsi di odio, la disinformazione e altre minacce per il pubblico. Inoltre, riporta il New York Times citando documenti interni all’azienda, i dipendenti avrebbero dato l'allarme in più occasioni sulla diffusione di disinformazione e di teorie della cospirazione, prima e dopo le elezioni presidenziali americane del novembre 2020.

“Noi stampiamo soldi”

L’ex dipendente citato dal Washington Post, nella dichiarazione giurata, riferisce la parole di Tucker Bounds - funzionario della comunicazione della società - sulla controversia sulle interferenze russe nelle elezioni: nel 2017 avrebbe detto che “è un fuoco di paglia. In poche settimane si concentreranno su altro mentre noi stampiamo soldi". Bounds, ora vicepresidente della comunicazione, al Washington Post ha replicato: "Essere interpellato su una presunta conversazione faccia a faccia avuta quattro anni fa con una persona che non ha volto, e senza altre fonti se non un'accusa vuota, è una prima per me".

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L’allarme dei dipendenti sui gruppi estremisti

Secondo quanto riporta il New York Times, invece, nonostante gli avvertimenti dei dipendenti su fake news e rischi legati alle elezioni il social di Mark Zuckerberg non è riuscito ad affrontare e gestire il problema. Dai documenti emerge che la società era consapevole dei movimenti e dei gruppi di estremisti che sulla sua piattaforma cercavano di polarizzare l'opinione pubblica americana prima del voto del 2020. Pur non offrendo un quadro chiaro sul processo decisionale di Facebook, i documenti rivelano che i dipendenti della società erano convinti che sarebbe stato necessario fare di più.

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