Ogni anno, nelle isole del nord, si tiene la 'grindadrap', la tradizionale caccia di balene. Insieme ai cetacei, vengono colpiti anche i delfini. Il numero spropositato di vittime di domenica 12 settembre ha sconvolto tutto il mondo. Anche gli stessi faroesi
“Grindabod!”, urlavano i Norreni quando vedevano avvicinarsi una balena. Un grido di terrore, ma anche di gioia. I grandi mammiferi acquatici rappresentavano per i primi uomini insediati nelle isole del nord intorno al XII secolo un’importante fonte di cibo e di ricavo economico. Il grasso veniva lavorato fino a diventare olio, la pelle veniva intrecciata per formare corde e la carne era parte fondamentale della dieta faroese. Oggi, però, quel che resta è solo una tradizione che stona con quelle che sono le sensibilità e le necessità ambientali moderne.
Grindadrap: caccia alle balene
La caccia alla balena, o ‘grindadrap’ (dal faroese ‘grind’, branco di balene, e ‘drap’, uccisione), è diventata nel corso della storia parte della cultura delle isole Far Oer. È un giorno di festa: le scuole sono chiuse, bambini e donne si recano alle spiagge a vedere gli uomini cacciare poco più in là della costa. Alcune imbarcazioni spingono i grandi cetacei verso la riva, consentendo così ai faroesi di poterli trafiggere con i loro ‘monustingari’, lunghi tubi di ferro appuntiti. A venire colpiti, però, non sono solo le balene, ma anche interi branchi di delfini.
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"Un grande errore"
Il mare si tinge di un intenso rosso sangue e i cadaveri degli animali vengono distesi sulla spiaggia. Nella caccia di quest’anno, tenuta domenica 12 settembre, circa 1500 delfini sono stati massacrati. Come testimoniato dalla Sea Shepherd (organizzazione no profit per la salvaguardia della fauna ittica) e poi riportato dalla Bbc, a ogni caccia vengono uccise almeno 600 balene e qualche decina di delfini. Si tratta di un’attività legale, certo, ma non così popolare. La stessa popolazione faroese, pur essendo a conoscenza di come avviene la tradizione, ha avuto una reazione “di smarrimento e shock a causa del numero straordinariamente grande”. Olavur Sjurdarberg, presidente dell’Associazione balenieri delle isole atlantiche, ha poi ammesso: “È stato un grande errore”.