La costola afghana del sedicente Stato Islamico è rintanata in un territorio impervio dove gli Stati Uniti hanno nei giorni scorsi ucciso due miliziani come rappresaglia dopo l'attentato a Kabul del 26 agosto. Gli jihadisti sono attivi nella zona dal 2015, e americani e talebani hanno collaborato negli scorsi anni per colpirli, ma senza riuscire a estirparli
È la provincia afghana di Nangarhar il nuovo teatro di battaglia degli Stati Uniti per braccare l’Isis-K, la branca afghana del sedicente Stato Islamico. È qui la "tana" dell'organizzazione jihadista, spina nel fianco dei Talebani e dell'ex governo di Kabul
Proprio qui è avvenuta la prima rappresaglia degli Usa, che ha ucciso due menti dell'Isis-K, dopo l’attentato suicida a Kabul del 26 agosto
Territorio impervio e sinistramente celebre per essere stato il teatro di battaglia di Osama bin Laden, a Jalalabad e dintorni la branca afghano-pakistana del sedicente Stato Islamico ha stabilito la sua base operativa sin dalla sua fondazione nel 2015, assumendo il controllo del territorio al pari di quanto accadeva in Iraq e Siria
Afghanistan, le immagini della strage a Kabul
Solo due anni dopo l'allora presidente Trump ordinò di sganciare la bomba non-atomica più potente dell'arsenale Usa per snidare i terroristi dai tunnel
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Nei mesi successivi, e fino all'inizio dello scorso anno, la provincia viene assaltata e riconquistata dai Talebani a suon di sanguinose battaglie in cui eliminano centinaia di jihadisti, secondo alcune fonti "bruciando anche le loro case"
È in questa lunga fase che, presumibilmente, Washington e Talebani iniziano a collaborare attraverso lo scambio di informazioni per colpire il nemico che hanno in comune. Con gli studenti coranici che hanno perfino "scongiurato attacchi Isis" contro le truppe Usa, ha rivelato il generale Kenneth McKenzie, capo del Comando centrale Usa
Ma Talebani, esercito afghano e bombe non hanno affatto estirpato l'Isis dall'area, come dimostra il raid americano. Nella provincia di Nangarhar, strategicamente vicina al Pakistan e al Khyber Pass, si assiste infatti dallo scorso anno a una escalation di attacchi, gran parte ordigni improvvisati e bombe sui veicoli, ma anche l'assalto dell'estate scorsa contro la prigione di Jalalabad, prima grande operazione del capo del gruppo, Shabab al-Muhajir
Ora è assai probabile che all'indomani del massacro di Kabul in cui è riuscito a colpire i militari statunitensi, nelle mire di questo emiro del terrore non ci sia solo la conquista di una provincia afghana di frontiera, per quanto strategica
L'organizzazione, verso cui ora guardano tutti gli "estremisti violenti" come li chiamano i Talebani, rischia di trasformarsi in qualcosa di ben più grande di quanto i fondatori e la rete centrale potessero immaginare sei anni fa
Da mesi al ramo Isis Khorasan è stata assegnata anche la regione frontaliera pachistana del Khyber Pakhtunkhwa, come dimostrano alcuni attacchi rivendicati dall'Iskp, l'acronimo del gruppo. Molto preoccupati anche gli 007 di New Delhi, sia per la fucina indiana dell'organizzazione che per le possibili ricadute a centinaia di chilometri da Jalalabad
I media indiani hanno rispolverato gli archivi e ricordano che l'attentatore suicida che aprì le porte all'attacco contro la prigione di Jalalabad si faceva chiamare Abu Rawaha al-Muhajir e arrivava dal Kerala, l'estremo sud indiano