Cuba, prime concessioni del governo dopo le proteste: via dazi import su alcuni prodotti

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Autorizzato l'ingresso temporaneo "senza limiti" di generi alimentari, prodotti da toeletta e medicinali - tutte merci che scarseggiano nel mercato nazionale - senza il pagamento di tariffe. Queste importazioni saranno consentite da lunedì fino al 31 dicembre 2021. Ma le proteste non si fermano: c’è la prima vittima, un uomo di 36 anni morto durante gli scontri con la polizia per le strade della periferia di L'Avana, e centinaia di arresti. Usa chiedano rapido rilascio dei manifestanti "ingiustamente detenuti"

Prime concessioni del governo cubano dopo le proteste iniziate nel Paese domenica 11 luglio (FOTO), con migliaia e migliaia di persone in strada in tutte le principali città dell'isola per manifestare contro il regime e contro una crisi diventata intollerabile per gran parte della popolazione. Il governo ha autorizzato l'ingresso temporaneo "senza limiti" nel Paese di generi alimentari, prodotti da toeletta e medicinali - tutte merci che scarseggiano nel mercato nazionale - senza il pagamento di tariffe. Queste importazioni saranno consentite da lunedì prossimo fino al 31 dicembre 2021, ha annunciato in televisione il primo ministro Manuel Marrero.

Le proteste a Cuba

Intanto, le proteste non si fermano. Si registrano auto della polizia rovesciate, lanci di pietre contro agenti e militari, negozi gestiti dal governo saccheggiati. Gli arresti sono oltre 200. Nelle ultime ore c’è stata anche una vittima: un uomo di 36 anni morto durante gli scontri con la polizia per le strade della periferia di L'Avana. Il decesso di Diubis Laurencio Tejeda è stato confermato dal ministero degli Interni cubano. Secondo Amnesty International, per le strade dell'isola in questi giorni si assiste a un eccessivo uso della forza da parte delle forze dell'ordine e ad arresti arbitrari: si parla di un numero imprecisato di oppositori del regime, di giornalisti e di dimostranti negli ultimi giorni scomparsi nel nulla.

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Ripristinato l’accesso a internet

Nella capitale, la pressione dei manifestanti sul palazzo si fa sempre più asfissiante, nonostante il pugno duro adottato dalle forze dell'ordine. Le autorità, dopo giorni “al buio”, hanno autorizzato il ripristino dell'accesso a internet da parte della popolazione. La situazione rimane invece sempre difficile per quanto riguarda l'uso delle reti sociali e le applicazioni di messagistica come WhatsApp, Twitter e Facebook, attraverso le tecnologie di quarta e quinta generazione (4G e 5G). Internet permette fondamentalmente alla popolazione di accedere a informazioni all'esterno dell'isola caraibica, mentre le app stanno diventando il principale veicolo di comunicazione comunitaria. Il 12 luglio la sospensione "a tratti" del servizio di internet a Cuba era stata segnalata dal sistema di monitoraggio NetBlocks, che si batte per un futuro digitale aperto e inclusivo per tutti. Rispondendo alle critiche, martedì il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez aveva sostenuto che gli Stati Uniti avevano incoraggiato i disordini sociali attraverso una campagna su Twitter utilizzando l'hashtag #SOSCuba. "È vero che non abbiamo internet mobile - aveva aggiunto - ma ci mancano anche le medicine" a causa dell'embargo statunitense. E l'ira del regime cubano non ha risparmiato Twitter, accusata di essere "complice di false proteste": "È complice di operatori politici che hanno utilizzato attivamente hashtag, robot e troll per coordinare falsi utenti e per esaltare le proteste", ha denunciato Rodríguez.

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Usa ed Europa chiedono di liberare gli attivisti e giornalisti in cella

Non mancano le prese di posizione di Stati Uniti ed Europa: si moltiplicano gli appelli a liberare gli attivisti e i rappresentanti dei media rinchiusi in cella e in varie città continuano le manifestazioni in supporto del popolo cubano. La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha ribadito come gli Usa chiedano il rapido rilascio dei manifestanti cubani "ingiustamente detenuti". Ma a Washington cresce anche la preoccupazione che il giro di vite sulle proteste attuato dal governo cubano possa portare a un'ondata di rifugiati verso gli Stati Uniti. "Non venite nel nostro Paese", ha detto a chiare lettere il ministro americano per la Sicurezza nazionale Alejandro Mayorkas, di origine cubana (rivolgendosi non solo alla gente di Cuba ma anche alla popolazione di Haiti, sempre più allo stremo in un Paese nel caos dopo l'uccisione del presidente Jovenel Moïse).

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