Il Paese era chiamato alle urne per le elezioni municipali, le regionali con la scelta dei governatori e per i 155 seggi dell'Assemblea costituente, voluta sulla scia delle imponenti proteste di piazza scoppiate nel 2019 per il rincaro del costo del biglietto della metropolitana e diventate il grido per un cambiamento profondo del Paese
Le elezioni per l'assemblea costituente che darà al Cile una nuova legge fondamentale si sono risolte in una grave sconfitta per il governo conservatore di Sebastian Pinera. Con il 90% dei voti scrutinati, il 40% dei 155 seggi risulta assegnata a candidati indipendenti e lontani dai partiti tradizionali. Tra questi ultimi, il blocco delle sinistre (il Partito comunista, Lista Apruebo e Apruebo Dignidad) ha ottenuto il 33,2%, mentre la lista delle destre, Vamos por Chile, si è fermata al 20,8%. I seggi saranno distribuiti in modo equo tra uomini e donne e 17 seggi saranno riservati alle comunità indigene.
Affluenza deludente
Il voto ha lo scopo di riformare il sistema ultraliberale istituito da Pinochet, al quale vengono attribuite le disuguaglianze alla base delle forti proteste di piazza iniziate nell'ottobre 2018. L'affluenza è stata però deludente. Secondo le prime stime, si è recato alle urne solo il 37% dei 14,9 milioni di aventi diritto, sebbene i cileni fossero stati chiamati a eleggere anche un vasto numero di sindaci, consigli comunali e, per la prima volta, governatori regionali. Il voto, che si è svolto in due giorni, è stato la seconda tappa del plebiscito del 25 ottobre 2020, quando i cileni in stragrande maggioranza (quasi l'80%) scelsero di redigere una nuova Magna Carta, in sostituzione di quella attuale, ereditata dalla dittatura militare.
La debacle di Pinera
Pinera, che si aspettava di controllare almeno un terzo della Costituente, ha ammesso la debacle. "In queste elezioni, la cittadinanza ha inviato un messaggio forte e chiaro al governo e a tutte le forze politiche tradizionali: non siamo sintonizzati in modo adeguato con le richieste e i desideri dei cittadini e siamo chiamati al confronto da nuove espressioni e da nuovi leader", è il messaggio alla nazione del presidente cileno.