Dall’oleodotto arriva il 45% della benzina e del gasolio che vengono consumati in queste zone. Sono circa 2mila i distributori di benzina che hanno sospeso il servizio a causa dell’esaurimento delle scorte
La società che opera la Colonial pipeline, il più grande oleodotto Usa, ha pagato un riscatto di quasi 5 milioni di dollari agli hacker di origine russa autori del cyber attacco che ha costretto la compagnia a chiudere l'infrastruttura. Lo riporta la Bloomberg sul suo sito. Una notizia che contrasta con quelle dei giorni scorsi secondo cui la società non aveva alcuna intenzione di pagare per ripristinare l'operatività della pipeline.
Una chiusura che ha fatto schizzare i prezzi
La chiusura dell'oleodotto ha causato un aumento del prezzo del petrolio fino a 2,96 dollari per gallone.
L'oleodotto più grande degli USA può trasportare fino a 2,5 milioni di barili nelle città del sud-est, con i suoi 8.550 chilometri di tubature che trasportano benzina, gasolio e carburante per aerei dal Golfo del Messico fino al Porto di New York , rifornisce circa la metà della costa orientale del paese. La chiusura dell'oleodotto aveva causato un aumento del prezzo del petrolio negli Stati Uniti di più del 4 per cento domenica, e di più dell'1,5 per cento lunedì, arrivando fino a 2,96 dollari per gallone (0,64 euro al litro), il prezzo più alto dal 2014.
DarkSide, il gruppo di cybercriminali che ha colpito il gasdotto di Colonial Pipeline, si era scusato, qualche giorno fa, per le conseguenze sociali causate dall’attacco sostenendo che il suo obiettivo era guadagnare, e non causare problemi. L’Fbi ha poco dopo confermato l’identità del gruppo responsabile dell’attacco ransomware che ha paralizzato i sistemi informatici della società che gestisce il gasdotto.