Covid Usa, chi è Charity Dean, la donna che aveva previsto l'arrivo del virus in America

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La vicedirettrice del Dipartimento di Salute Pubblica della California aveva capito l'impatto della pandemia a gennaio 2020. Ma non venne creduta. Lo rivela il libro "The Premonition", dello scrittore statunitense Michael Lewis

Lei è Charity Dean, esperta del controllo delle malattie e vicedirettrice del Dipartimento di Salute Pubblica della California. Il suo nome è finito agli onori delle cronache in questi giorni, dopo la pubblicazione del libro "The Premonition", dello scrittore statunitense Michael Lewis. Secondo Lewis, che ha seguito per tutti questi lunghi mesi una serie di esperti e scienziati che avevano iniziato a parlare della pericolosità del Covid-19 mentre tutto intorno si sosteneva il contrario, fu proprio la dottoressa Dean a lanciare per prima l’allarme (COVID, TUTTI GLI AGGIORNAMENTI LIVE).

I primi sospetti guardando i video da Wuhan

Era l’inizio di gennaio del 2020 quando la Dean cominciò a insospettirsi delle immagini che arrivavano da Wuhan, epicentro della pandemia in Cina. Era evidente, da quello che vedeva sui circuiti internazionali e sui social media, che le autorità di Pechino sapevano qualcosa che il resto del Mondo non sapeva. “Guardando quei video in cui si vedevano i poliziotti che chiudevano in casa i cittadini – spiega lei -  ho subito capito che c’era qualcosa di più di un semplice virus in giro. Non avevo altere informazioni, ma ho iniziato a pensare al peggio”.

A picture taken on March 9, 2020 shows the logo of the World Health Organization (WHO) at the entrance of their headquarters in Geneva, amid the COVID-19 outbreak, caused by the novel coronavirus. (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP) (Photo by FABRICE COFFRINI/AFP via Getty Images)

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L'intuizione e la previsione

L’intuizione dell’esperta fu collegare le immagini che aveva visto con la possibilità che già migliaia di persone avessero viaggiato in aereo per raggiungere la California. Il che significava che il virus stava già circolando liberamente nel suo Stato. E sicuramente anche altrove. A gennaio pensava che ci potessero essere già un centinaio di casi non accertati di persone positive al Covid-19. Da quell numero, 100, iniziò a fare un po’ di calcoli, sulla base della sua esperienza e dei suoi studi in controllo delle malattie. Cosa poteva succedere nelle settimane seguenti? Qual era il tempo  di incubazione del virus? La sua proiezione fu che entro maggio la metà della popolazione della California, circa 20 milioni, sarebbe stata infettata se non ci fosse stato interventi drastici per impedirne la circolazione. Servivano misure urgenti. Serviva mettere in allerta la popolazione.

 

 

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L'allarme e la risposta irritata dei vertici

Ma la risposta del capo della Dean, dopo un iniziale schock, non fu quella che lei si aspettava. “Era irritato – rivela la ricercatrice– forse perché, a quanto credo, è davvero difficile per il cervello umano comprendere la crescita esponenziale di un pericolo esistente”. Non riuscì a decifrare il reale pericolo, insomma. E non le lasciarono neppure utilizzare la parola “pandemia”, mentre lei spingeva per farlo. “Mi dissero che non potevo perché avrei spaventato le persone. Ma quella era la realtà. Ero a mia volta spaventata Ed ero convinta che anche i cittadini dovessero esserlo, perché solo così potevano proteggersi ed evitare la catastrofe”, ha spiegato.. La storia, però, come sappiamo, è stata diversa.

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