Il Governo di Tokyo ha preso la decisione di rilasciare nell'Oceano Pacifico l'acqua contaminata, fino ad oggi impiegata per raffreddare i reattori nucleari danneggiati dall'incidente di Fukushima. Non si è fatta attendere l'opposizione interna, ma nemmeno quella dei Paesi dell'area
Yoshihide Suga, Primo Ministro del Giappone, ha detto che come prendersi cura dell'acqua trattata è un ostacolo inevitabile nel processo di smantellamento della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. "Faremo in modo di garantire il livello di sicurezza ben oltre il benchmark e il governo metterà tutto il suo impegno nelle misure contro la diffusione di voci dannose infondate. Con tali impegni abbiamo giudicato possibile il rilascio in mare dell'acqua depurata e abbiamo concordato le misure di base " ha specificato Yoshihide Suga.
Reazioni internazionali
Il ministero degli Esteri sudcoreano ha convocato l'ambasciatore giapponese Koichi Aiboshi presentando una protesta formale dopo che Koo Yun Cheol, ministro per il coordinamento delle Politiche governative, ha detto che Seul "si oppone con forza" al rilascio in mare di oltre 1,25 milioni di tonnellate di acqua contaminata dalla centrale nucleare di Fukushima, colpita dal sisma/tusnami del 2011. Tokyo "rilascera' l'acqua radioattiva dopo averla diluita a livelli non dannosi per l'uomo. Ma la diluizione non cambiera' il totale di radioattivita' dispersa", ha denunciato a Seul un'alleanza di 31 gruppi civici anti-nucleare e pro-ambiente. Anche la Cina ha criticato con forza il piano del Giappone e lo ha esortato a non rilasciare in mare l'acqua radioattiva trattata e accumulatasi in 10 anni nella centrale nucleare "senza autorizzazione" da parte di altri Paesi e dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). "La Cina si riserva il diritto di dare ulteriori risposte" alla mossa di Tokyo, ha infatti affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian.
Tokyo ha rimarcato la sicurezza dell'operazione forte del sostegno dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che ha definito la mossa simile allo smaltimento di acque reflue negli impianti nucleari in altre parti del mondo. Il processo, tuttavia, non iniziera' probabilmente prima di diversi anni. La portavoce del ministero degli Esteri di Taiwan ha fatto sapere che continuerà ad esprimere al Giappone le proprie preoccupazioni e che in futuro seguirà da vicino gli sviluppi della vicenda. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti invece che questa situazione unica e sfidante il Giappone si è dimostrato trasparente nelle proprie decisioni e ha soppesato le opzioni e gli effetti e sembra aver adottato un approccio conforme agli standard di sicurezza nucleare accettati a livello globale.
Paura per l'oceano
La Cina ha definito dannoso il piano per la salute pubblica, accusando Tokyo di aver deciso di smaltire le acque reflue nucleari "senza riguardo per i dubbi e l'opposizione interni ed esteri. Un approccio estremamente irresponsabile e gravemente dannoso per la salute e la sicurezza pubblica internazionale e gli interessi vitali delle persone dei Paesi vicini", ha affermato il ministero degli Esteri in una nota postata sul suo sito web. L' oceano è "proprieta' comune dell' umanità" e lo smaltimento delle acque reflue nucleari "non è solo questione interna del Giappone", assicurando che "continuera' a seguire da vicino gli sviluppi insieme alla comunita' internazionale", riservandosi di dare "ulteriori risposte".
La posizione di Greenpeace
Kazue Suzuki, di Greenpeace Giappone, ha commentato così: "Il governo giapponese ha ancora una volta deluso il popolo di Fukushima, ha preso la decisione del tutto ingiustificata di contaminare deliberatamente l'Oceano Pacifico con rifiuti radioattivi. Ha scontato i rischi di radiazioni e ha voltato le spalle alla chiara evidenza che una capacità di stoccaggio sufficiente è disponibile sul sito nucleare così come nei distretti circostanti" e ha concluso dicendo "Piuttosto che utilizzare la migliore tecnologia disponibile per ridurre al minimo i rischi di radiazioni immagazzinando e trattando l'acqua a lungo termine, hanno optato per l'opzione più economica: scaricare l'acqua nell'Oceano Pacifico."