Il 19 marzo Bruxelles aveva chiesto formalmente, con una missiva, all'azienda "di porre rimedio alle sostanziali violazioni contrattuali entro venti giorni" chiedendo di "recuperare senza ulteriori ritardi sull’arretrato nella produzione e consegna delle dosi e di mitigare qualunque danno causato". Il termine è scaduto l'8 aprile. L'azienda sostiene però di aver risposto nei tempi previsti: AstraZeneca ha "risposto e la settimana scorsa il nostro team ha avuto un incontro molto collaborativo con la Commissione"
Qualche giorno fa è scaduto l'ultimatum che la Commissione Europea aveva dato ad AstraZeneca per rimediare alle violazioni degli obblighi contrattuali. Il 19 marzo all'azienda era stata inviata una lettera in cui si chiedeva "formalmente" di porre "rimedio alle sostanziali violazioni contrattuali entro venti giorni" chiedendo di "recuperare senza ulteriori ritardi sull’arretrato nella produzione e consegna delle dosi e di mitigare qualunque danno causato". Il termine dei venti giorni è stato l'8 aprile e il contenuto della missiva è stato desecretato solo qualche giorno fa e riportato dal quotidiano francese "Les Echos". AstraZeneca sostiene però di aver "risposto alla Commissione europea entro i tempi richiesti dal meccanismo di risoluzione delle controversie e la settimana scorsa il nostro team ha avuto un incontro molto collaborativo con la Commissione". Lo ha assicurato Matthew Kent, direttore delle relazioni con i media dell'azienda.
Il contenuto dell'ultimatum dell'Ue
La lettera della Commissione europea è stata scritta da Sandra Gallina, alla guida della direzione generale Salute, e inviata a Iskra Reic, vicepresidente esecutiva per l’Europa e a Mariam Koohdari, deputy General Councel e avvocatessa di AstraZeneca. "A seguito di un’analisi dettagliata di tutte le informazioni - si legge nel testo - siamo giunti alla conclusione che AstraZeneca ha violato e continua a violare le sue obbligazioni contrattuali sulla produzione e la fornitura delle 300 milioni di dosi iniziali per l’Europa". Con la richiesta di rimediare e mitigare i danni arrecati ai vari Paesi europei, si sottolinea che "la sostanziale violazione dell’accordo di acquisto da parte della vostra azienda può portare a conseguenze drammatiche per la vita, la salute e la libertà di milioni di cittadini europei nella crisi Covid-19". Come riporta il Corriere della Sera, la lettera della Commissione Ue è di sei pagine, nelle quali vengono elencate numerose violazioni a partire dall'anticipo incassato in estate sulla base di impegni poi non rispettati fino alla promessa della stessa fornitura a più committenti e ad aver ritardato la richiesta di autorizzazione all'Ema.
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I sospetti dell'Ue
Nella lettera, Gallina scrive che l'azienda non avrebbe nemmeno compiuto quel "massimo sforzo" previsto contrattualmente per rispettare le consegne. Entro la fine del 2020 sarebbero state da fornire dosi fra 30 e 40 milioni, mentre nel primo trimestre 2021 fra 80 e 100 milioni e il resto, fino ad arrivare a 300 milioni di dosi totali, entro la fine di giugno. A fine marzo, invece, erano state fornite solo poco più di 30 milioni di dosi. Questa situazione, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, non si può addebitare solo al fatto che alcuni lotti di produzione siano risultati inutilizzabili. L'Europa avrebbe il sospetto che parti delle dosi siano invece state inviate in Gran Bretagna e l'azienda stessa aveva fatto sapere che i farmaci prodotti in Inghilterra sarebbero rimasti a Londra. Secondo Bruxelles, questa sarebbe "una confessione che AstraZeneca ha violato i suoi obblighi" perché ha "assunto impegni in conflitto fra loro che materialmente impediscono l’attuazione del contratto".
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