Pechino ha approvato la controversa riforma destinata a spegnere le voci pro-democrazia della città, assicurando che solo i "patrioti" governino la città
I leader cinesi hanno approvato oggi 30 marzo una profonda riforma del sistema elettorale di Hong Kong, che tra l'altro riduce il numero dei seggi a elezione diretta e assicura che la maggioranza dei parlamentari dell'ex colonia sarà vagliata e selezionata da comitati di fiducia del governo di Pechino. Le modifiche riguardano anche il metodo di selezione del capo esecutivo di Hong Kong, la massima autorità della città, il metodo di formazione del Consiglio Legislativo, il mini-Parlamento, e le sue procedure di voto. Si tratta del più drastico cambiamento al sistema elettorale di Hong Kong dal ritorno alla Cina dopo la fine dell'era coloniale britannica nel 1997.
Emendamenti approvati all'unanimità
Gli emendamenti alla Basic Law, la mini-Costituzione di Hong Kong, "sono stati approvati all'unanimità da 167 membri del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo", ha detto Tam Yiu-chung, unico delegato di Hong Kong al parlamento cinese. Il passaggio delle riforma è stato riferito dall'agenzia Xinhua, al termine della riunione del Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo, il vertice dell'organo legislativo del Parlamento cinese, e la modifica del sistema elettorale è stata promulgata in due diversi ordini firmati dal presidente cinese, Xi Jinping.
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Il ministero degli Esteri di Pechino: "No a interferenze, proteggeremo sovranità"
Dopo l'approvazione della controversa riforma, Pechino ha avvertito che la questione dell'ex colonia britannica è un affare interno della Cina e che "qualsiasi tentativo di intervenire e fare pressione non avrà successo". Il ministeso degli Esteri ha fatto sapere che "il governo cinese è determinato e fiducioso nel proteggere la sovranita' nazionale, la sicurezza, gli interessi di sviluppo e la stabilita' di Hong Kong".
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Il modello "un Paese, due sistemi"
Per la Cina la riforma attuerà "in modo completo e accurato" il modello 'un Paese, due sistemi', con cui Pechino si rapporta all'ex colonia britannica - e che viene considerato in Occidente ormai ampiamente deteriorato - e l'attuazione del principio secondo cui "i patrioti governano Hong Kong", grazie al quale verranno marginalizzate le voci pro-democrazia della città. L'obiettivo, prosegue la nota del ministero degli Esteri, è quello di "sviluppare gradualmente un sistema democratico conforme all'ordine costituzionale di Hong Kong e alle sue condizioni reali", per riflettere meglio "l'ampia ed equilibrata partecipazione politica" dei residenti e di tutti i settori della città.