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Il Vaticano dice "no" alla benedizione delle coppie gay

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La Congregazione per la Dottrina della Fede risponde al 'dubbio' sulle coppie omosessuali: "Il matrimonio è solo unione indissolubile tra uomo e donna". Ma precisa di voler essere lontana da ogni giudizio e discriminazione. Il documento ha ottenuto l'assenso di Papa Francesco

È arrivato netto il 'no' della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla possibilità di benedire le coppie omosessuali. Il provvedimento, come è emerso il 15 marzo, è stato preso dopo essersi consultati con Papa Francesco che "ha dato il suo assenso". La nota arriva come risposta ad un 'dubium', un quesito: "Non è lecito impartire una benedizione - afferma l'ex Sant'Uffizio - a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell'unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso".

Le critiche del mondo gay

Nessuna discriminazione, assicura il Vaticano. Ma il mondo gay si oppone alla posizione della Santa Sede. "La scelta del Papa di non benedire le coppie omosessuali è un passo indietro per quei credenti che speravano nel nuovo Papa, ma non deve influenzare la politica italiana", commenta Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay per i diritti Lgbt+. "Purtroppo - aggiunge - quotidianamente sentiamo politici di tutti gli schieramenti che affermano di ispirarsi al Papa".

Il "no" alla benedizione

In alcuni ambiti ecclesiali - ricorda la Dottrina della Fede - si stanno diffondendo progetti e proposte di benedizioni per unioni di persone dello stesso sesso. "Non di rado, tali progetti sono motivati da una sincera volontà di accoglienza e di accompagnamento delle persone omosessuali - sottolineano il Prefetto, il card. Luis Ladaria, e il segretario, mons. Giacomo Morandi - alle quali si propongono cammini di crescita nella fede". Ma la benedizione è un "sacramentale" e come tale non può essere considerata lecita, in quanto "costituirebbe in certo qual modo una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale, invocata sull'uomo e la donna che si uniscono nel sacramento del matrimonio". "La dichiarazione di illiceità delle benedizioni di unioni tra persone dello stesso sesso non è quindi, e non intende essere, un'ingiusta discriminazione", assicura la Congregazione.

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