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Birmania, proseguono gli scontri: ieri almeno 59 morti nella sola Yangon

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Nella giornata di domenica 14 marzo, nella sola Yangon, le forze di sicurezza birmane hanno ucciso almeno 59 manifestanti e ne hanno feriti altri 129. Il bilancio totale delle vittime delle proteste contro il colpo di Stato dello scorso 1° febbraio sale a circa 150. L’Onu denuncia un “bagno di sangue”. Intanto l’udienza del processo contro Aung San Suu Kyi è stata rinviata per mancanza di connessione Internet

Proseguono le proteste in Birmania contro il colpo di Stato dello scorso 1° febbraio. Nella giornata di domenica 14 marzo, nella sola Yangon, le forze di sicurezza birmane hanno ucciso almeno 59 manifestanti e ne hanno feriti altri 129. I dati sono stati comunicati dal sito di informazione birmano Myanmar Now, citando fonti di tre ospedali dell'ex capitale e aggiungendo che gli stessi dottori credono che il bilancio sia ancora più alto. Se confermato, la giornata di ieri sarebbe la più sanguinosa dall'inizio delle proteste contro il golpe. Il bilancio totale delle vittime sale a circa 150.

L’Onu denuncia “bagno di sangue”

Intanto la giunta militare birmana ha dichiarato la legge marziale in due municipalità della città di Yangon, teatro degli scontri più cruenti. L'emissario dell'Onu per la Birmania, Christine Schraner Burgener, denuncia il "bagno di sangue" in corso nel Paese e chiede alla "comunità internazionale, e soprattutto agli attori della regione, di unirsi in solidarietà della popolazione birmana e delle sue aspirazioni democratiche".

Udienza Suu Kyi rinviata per mancanza Internet

In parallelo continua il processo contro Aung San Suu Kyi, la leader deposta dal golpe. Oggi la terza udienza in teleconferenza del procedimento ai suoi danni è stata rinviata alla settimana prossima a causa di problemi tecnici con la connessione Internet. Lo ha annunciato l'avvocato del premio Nobel per la Pace, contro la quale sono stati emessi quattro capi di imputazione. Nel Paese la connessione Internet via telefonia mobile è stata interrotta nelle ultime ore, mentre quella via cavo funziona a singhiozzo.

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Parlamento “ombra”: uniti contro i golpisti 

La Birmania sta attraversando "il suo momento più oscuro" e la protesta contro il colpo di Stato, vicina alla settima settimana, deve continuare all'insegna dell'unità: è l'appello di una sorta di Parlamento “ombra” formato da deputati legittimamente eletti prima della presa del potere da parte dei militari. La giunta ha più volte giustificato la sua presa di potere adducendo una diffusa frode elettorale nelle elezioni di novembre, che il partito della Lega nazionale per la democrazia di Suu Kyi aveva spazzato via in maniera schiacciante. In risposta, un gruppo di parlamentari eletti, molti dei quali ora in clandestinità, aveva formato un "parlamento" ombra chiamato Comitato rappresentativo del blocco di governo (CRPH) . Mentre i manifestanti anti-golpe sfidavano con manifestazioni notturne il coprifuoco nazionale in vigore dalle 20, il vicepresidente ad interim del CRPH ha invitato a continuare a protestare contro la "dittatura ingiusta" dei militari. 

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