La donna, di origine iraniane con passaporto britannico, che nel Regno Unito lavora per la fondazione benefica Thomson Reuters, ha scontato cinque anni di galera per la falsa accusa di "spionaggio". Ora che la pena è finita non può però ancora tornare a Londra, dove vivono marito e figlia, perché deve affrontare nuove accuse
Il marito, Richard, dice che oggi Nazanin è di buon umore. Ora che le hanno tolto il braccialetto elettronico e ha potuto vedere la nonna e alcuni amici. Ma l’allegria di questa donna, Nazanin Zaghari-Ratcliffe , 42 anni, iraniana con passaporto britannico, rischia di durare molto poco.
Un'odissea durata cinque anni
Il 7 marzo si sono conclusi i 5 anni di condanna per “spionaggio”. Cinque anni trascorsi prima nella famigerata prigione di Evin e poi ai domiciliari (dallo scoppio della pandemia), costellati da scioperi della fame e crisi depressive. Anni che l’hanno tenuta lontana dal marito e dalla figlia, Gabrielle, che ora ha sei anni. Quella che doveva essere solo una breve visita ai famigliari a Teheran si è trasformata in un incubo che non è ancora finito. Domenica 14 marzo la donna dovrà infatti presentarsi davanti a una Corte rivoluzionaria per rispondere di una nuova accusa di "propaganda contro il sistema".
Usata come arma di ricatto
Secondo il suo avvocato, Hojjat Kermani, nel mirino della magistratura iraniana ci sarebbe la partecipazione dalla donna a una protesta del 2009 davanti all'ambasciata iraniana a Londra e una sua intervista rilasciata al canale della Bbc in persiano.
Il sospetto è che Nazanin sia stata usata come forma di ricatto per ottenere dal governo britannico milioni di sterline che sarebbero dovuti all’Iran dai tempi dello scià di Persia. Più di 40 anni fa, infatti, Mohamad Reza Pahlavi acquistò 1.500 carri armati del valore di 400 milioni di sterline dal Regno Unito che, a causa della sua caduta, non furono mai consegnati.
La situazione è stata definita “totalmente inaccettabile” dal premier Boris Johnson e il ministro degli Esteri, Dominic Raab, ha bollato come "crudele e intollerabile" il trattamento inflitto alla donna.
“Nazanin è totalmente innocente, appare evidente che le sono state mosse accuse totalmente inventate nel tentativo di ricattare il governo britannico”, ci ha spiegato Antonio Zappulla, ceo della Thomson Reuters Foundation, ente non-profit che promuove il progresso socio-economico, il giornalismo indipendente e lo stato di diritto per il quale Zaghari-Ratcliffe lavorava come project manager prima di essere arrestata. "In Iran – ha precisato ancora Zappulla – non abbiamo nessuna attività in corso".