Egitto, l'Ong dove lavorava Zaki: "Per Patrick altri 45 giorni di carcere"

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Nell'udienza del 28 febbraio prolungata ancora la custodia cautelare. La decisione sarà ufficializzata martedì 2 marzo

L'Ong per cui lavorava Patrick Zaki ha riferito che allo studente egiziano dell'Università di Bologna sono stati inflitti altri 45 giorni di custodia cautelare in carcere. L'organizzazione per la difesa dei diritti umani Eipr, rivelando su Facebook con un giorno di anticipo rispetto a quanto previsto il risultato dell'udienza di ieri, cita gli avvocati del ricercatore.

L'udienza si è tenuta il 28 febbraio

L'udienza per Patrick, detenuto dal 7 febbraio dell'anno scorso con l'accusa di propaganda sovversiva via Facebook, si è svolta il 28 febbraio all'Istituto per assistenti di polizia annesso al complesso carcerario di Tora, all'estrema periferia Sud del Cairo, dove è rinchiuso il 29enne. Anche questa udienza è stata monitorata da diplomatici stranieri tra cui uno dell'Ambasciata d'Italia che ha potuto salutarlo: Patrick ha risposto ringraziandolo per la presenza che simboleggia le pressioni internazionali per una sua liberazione.

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Zaki non ha sfruttato l'opportunità di parlare 

Lo studente dell'Alma Mater bolognese, forse scoraggiato dall'inutilità delle proprie auto-difese o sconvolto per aver appreso in aula del ricovero del padre, stavolta non ha sfruttato l'opportunità di parlare, hanno riferito gli attivisti del gruppo 'Patrick Libero'. L’ufficialità della decisione dei giudici è attesa per martedì 2 marzo, un giorno in più di quanto avviene di solito: prima il funzionario della Procura per la sicurezza dello stato addetto alla notifica non c'è, ha fatto sapere la sua legale, Hoda Nasrallah. "Questa attesa di 48 ore" è un altro atto "crudele nei suoi confronti", ha notato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, esprimendo la speranza che i giudici tengano "conto, oltre che dei 12 mesi e mezzo di detenzione arbitraria e illegale, anche delle condizioni del papà di Patrick che sono preoccupanti". 

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Impedito agli avvocati di aggiornare Zaki sulle condizioni del padre

Già prima dell'udienza gli avvocati avevano annunciato che avrebbero puntato su un certificato medico che attesta come il genitore sia ricoverato da una settimana per ipertensione con pericolose "oscillazioni" della pressione e per diabete. I piedi troppo gonfi avevano fatto temere anche una "trombosi venosa profonda", poi però non rilevata. Con questo quadro clinico gli avvocati hanno "sottolineato la necessità per Patrick di stare con suo padre e con la sua famiglia in queste circostanze, essendo il figlio maggiore", hanno riferito gli attivisti. Un bisogno che si scontra però con la durezza dimostrata dalla giustizia egiziana in tanti prolungamenti della sua custodia cautelare e confermata negando a Nasrallah la possibilità di parlare anche solo per pochi minuti a quattrocchi con Patrick per informarlo sulle condizioni del padre e mitigare la sua immaginabile angoscia.

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