Al via nel Regno Unito il primo “human challenge” al mondo su 90 volontari che verranno a contatto con il coronavirus tramite uno spray nasale per poi essere monitorati per 17 giorni in un ambiente protetto. Sperimentazioni di questo tipo possono essere particolarmente utili per lo sviluppo dei vaccini, ma sollevano sempre questioni etiche
Ancora una volta il Regno Unito è avanti al resto del mondo nella lotta contro il Covid-19. L’ultimo studio annunciato fa però già parlare di sé perché coinvolgerà persone perfettamente sane che volontariamente si infetteranno col virus affinché su di loro si possa studiare l’evoluzione del contagio.
Le caratteristiche della sperimentazione sugli esseri umani contro il Covid-19
I 90 volontari selezionati, in perfetta forma fisica e in un’età compresa tra i 18 e i 30 anni, verranno contaminati in un ambiente protetto, tramite uno spray nasale. Lo scopo è comprendere meglio come avviene la trasmissione, come il virus si sviluppa nel corpo e qual è la quantità minima di agente patogeno che è in grado di innescare l’infezione (il cosiddetto studio di “caratterizzazione” del virus). L’isolamento per tutti i volontari durerà 17 giorni. Il governo britannico sta sostenendo la ricerca con 33.6 milioni di sterline (quasi 39 milioni di euro). Nel progetto sono coinvolti, tra gli altri, la task force governativa sui vaccini e l’Imperial College di Londra.
La questione etica e i benefici per la ricerca sui vaccini
Un trial di questo tipo potrebbe rivelarsi utile per la messa a punto di nuovi vaccini, ma certo qualche domanda sull’opportunità lo solleva (nonostante il via libera del comitato etico nazionale). Ai volontari verranno dati, come forma di compensazione per i giorni in cui non potranno andare avanti con le loro attività, circa 4.500 sterline (poco più di 5mila euro) come forma di compensazione.
“Nel corso di molte decadi, gli studi chiamati “human challenge” hanno avuto luogo in maniera sicura e hanno giocato un ruolo importante nell’accelerare lo sviluppo di trattamenti contro malattie come la malaria, il tifo, il colera e l’influenza”, osservano fonti governative britanniche.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle sue linee guida, sostiene che questo tipo di sperimentazioni sono etiche se rispettano alcuni criteri, che riguardano, ad esempio, l’età e lo stato di salute dei partecipanti al trial. Parametri che sembrano perfettamente rispettati da questa sperimentazione.