Proseguono le manifestazioni contro il colpo di Stato in Myanmar con i militari che hanno di nuovo usato cannoni ad acqua contro la folla nella capitale Naypyidaw. Agitazioni anche a Mandalay, nonostante la proclamazione della legge marziale con coprifuoco notturno
Quarto giorno consecutivo di rimostranze per le strade della Birmania. La popolazione protesta contro il colpo di Stato degli inizi di febbraio, sfidando un nuovo divieto dell'esercito a manifestare a Yangon, Mandalay e nella capitale Naypyidaw. In alcune zone del Paese asiatico, è stata proclamata dunque la legge marziale: la misura impone il coprifuoco, vieta gli assembramenti con più di cinque persone e i discorsi in pubblico, e riguarda due quartieri di Rangun, la città più importante e cuore economico del Paese, ma anche Mandalay, Monywa, Loikaw y Hpsaung e Myaungmya. L'esercito birmano, attraverso il suo profilo Facebook, ha successivamente confermato il divieto degli assembramenti di più di cinque persone a Rangoon e in altre 10 regioni del Paese, nel tentativo di contenere le proteste.
Cannonate d’acqua e proiettili di gomma contro la folla
Intanto militari hanno di nuovo usato cannoni ad acqua contro la folla che manifestava nella capitale Naypyidaw, ma non solo: le forze di sicurezza birmane hanno anche sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeni contro i manifestanti. Lo hanno riferito testimoni all'Afp, aggiungendo di aver visto alcune persone ferite. Non è chiaro quante persone siano state soccorse, anche perché, secondo la stessa fonte, almeno un ospedale di Naypyidaw non avrebbe permesso ai familiari di vedere i congiunti. Anche a Mandalay, la seconda città del Paese, la polizia ha sparato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti.
Le reazioni internazionali
Intanto la Birmania ha respinto la richiesta Usa di parlare alla leader del paese Aung San Suu Kyi. Lo ha reso noto il portavoce del dipartimento di Stato Usa Ned Price, nel briefing con la stampa, mentre l'Unione europea e la Gran Bretagna chiedono una riunione d'urgenza del Consiglio dei diritti umani dell'Onu, dopo il golpe. La Nuova Zelanda ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con la Birmania. La premier, Jacinda Ardern, ha chiesto alla comunità internazionale di "condannare con forza" il golpe e ha annunciato sanzioni contro i militari.
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