Birmania, i militari bloccano accesso a Facebook "per non turbare la stabilità del Paese"

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In Birmania i militari hanno bloccato l’accesso a Facebook, Whatsapp e Instagram in tutto il Paese, fino al 7 febbraio. L’obiettivo? Limitare i messaggi di dissenso seguiti al golpe di lunedì. Durissime le parole di condanna di Antonio Guterres, segretario generale dell'Onu: “faremo tutto il possibile per mobilitare gli attori chiave e la comunità internazionale in modo da esercitare una pressione sufficiente sulla Birmania per far sì che questo colpo di stato fallisca". 

A 72 ore dal golpe che ha destituito il governo di Aung San Suu Kyi, la nuova giunta militare ha ordinato di bloccare Facebook nel Paese, facendo calare il buio su quello che è il principale mezzo di informazione e di scambio di opinioni per decine di milioni di birmani. Un ulteriore segnale, dopo le accuse rivolte a Suu Kyi, che la presa del potere sia anche sinonimo di repressione del dissenso popolare.

Fino al 7 febbraio nessuno potrà accedere a Facebook, Whatsapp, Instagram 

L'ordine agli internet provider è arrivato con un comunicato di prima mattina. Fino a domenica 7 febbraio il social creato da Mark Zuckerberg dovrà rimanere fuori uso “per non turbare la stabilità del Paese”. Una disposizione  estesa anche Whatsapp e Instagram.

 

Soltanto poche ore dopo la comunicazione i social media erano già irraggiungibili dai 22 milioni di utenti del Paese, dove la rapida popolarità di Facebook, da quando è arrivato in Birmania, l'ha fatto diventare sinonimo di internet. Il dubbio da sciogliere, però, è: l'esercito farà davvero ripristinare il servizio fra tre giorni, come da suo ordine?

Facebook, piattaforma per creare movimento di disobbedienza civile dopo il colpo di stato

Dal golpe di lunedì, Facebook è stato usato dai cittadini birmani per lanciare un movimento di disobbedienza civile e condividere messaggi di opposizione al colpo di stato. Un’ondata di malcontento che il regime teme moltissimo: dipendenti statali e medici si sono rifiutati di lavorare, macchine hanno suonato il clacson contemporaneamente e residenti hanno più volte battuto le pentole per strada per scacciare gli spiriti malvagi.

Ciò che si teme ora è che, dopo la soppressione del principale canale di dissenso online, le autorità aumentino i controlli e le pressioni su possibili, nuovi atti di protesta.

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